LINEA DI RICERCA N. 4

RAPPORTO ANNUALE 1995

Prof. Dott. Massimo Civita


1. Premessa

Questa relazione rende conto del lavoro di ricerca effettuato nel corso dell'intero 1995 dalla L.R. 4 del GNDCI. Esso completa ed integra il Rapporto sull'attività del I semesre, presentato a Luglio. L'art. 8 ultimo comma della Convenzione[1] stipulata tra il CNR ed il Dipartimento per la Protezione Civile (qui di seguito indicato come DPC) prevede, infatti, che venga fornito al DPC stesso un rapporto almeno semestrale sull'attuazione e l'andamento del Programma di Lavoro del Gruppo.

Nonostante le difficoltà, legate soprattutto all'erogazione dei fondi (differita per l'anno di riferimento) e, come dimostrano i rapporti delle UU.OO. appresso riportati, le ricerche previste sono state svolte in misura più che ragguardevole da tutte le UU.OO. comprese quelle di neoformazione.

Va inoltre ricordato che alcune UU.OO. hanno terminato o sono prossime al completamento i programmi dei programmi in corso allo scopo di dedicare tutto o parte della loro operatività ai Programmi Interlinea, in particolare al "Rischio di deficienza Idrica" per Puglia, Sicilia, Liguria e Sardegna (P.I. ARDI-RISO).

Il Programma Interlinee ARF-SUBSID è stato sviluppato da entrambe le UU.OO. interessate, sia nella zona di Modena che in quella di Venezia con interessanti risultati.

L'esperienza di valutazione del pericolo di inquinamento delle acque sotterranee nelle zone alluvionate della Val Tanaro, conclusa a Giugno con la presentazione di un corposo rapporto al DPC ed alla Regione Piemonte, ha dato scarsi frutti in termini di interventi. Si ricorda qui che gli accertamenti operati dall'U.O. 4.1. portavano a motivare una previsione di inquinamento delle fonti idropotabili che sarebbe stato forse il primo in questo settore di rischio. Purtroppo, le misure di allerta proposte non sono state considerate seriamente dalle Istituzioni responsabili.

Ma il caso Tanaro ha aperto una finestra su nuovi modi e nuove concezioni per affrontare il rischio idaulico-geologico in particolare, ed i rischi ambientali nel loro complesso. Queste nuove vedute hanno portato ad un tentativo metodologico per la valutazione e la cartografia tematica del rischio di degrado delle acque sotterranee (Civita, 1995) che è stato trasmesso a tutte le UU.OO. della Linea perchè venga sperimentato e migliorato. Solo dopo la sperimentazione esso potrà essere inserito nelle Linee-Guida dei ProgrammiNazionali, Regionali e Provinciali di Previsione e Prevenzione per il Rischio idro-geologico, attualmente in corso di redazione.


2. RAPPORTO DI ATTIVITÀ DELLE UU.OO.

U.O. 4.1

COMPARAZIONE FRA METODI DI VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ INTRINSECA. STUDIO GRANULOMETRICO E SEDIMENTOLOGICO DELL'INSATURO PER LA DEFINIZIONE DELLA PERMEABILITÀ.

Prof. Massimo Civita
[2]

Sommario

 

L'Unità Operativa è impegnata nei seguenti progetti di ricerca:

- VAZAR

- RISE

- QUAS

Introduzione

L'Unità Operativa è impegnata in una serie di ricerche articolate sui seguenti temi:

* studio dei vari acquiferi presenti nella pianura cuneese e nelle valli delle Alpi Marittime e più in particolare delle valli monregalesi, ampliando l'area di ricerca ed affinando contemporaneamente le metodologie di indagine adottate nei vari approcci proposti;

* studio delle discariche abusive, spesso occultate, presenti nell'alessandrino, con lo scopo primario di identificare le discariche stesse, valutarne la pericolosità e le possibilità di bonifica, nonché il loro potenziale impatto sugli acquiferi presenti nell'area;

* valutazione della qualità e della quantità delle risorse idriche sotterranee legate al massiccio carbonatico del Maira;

* valutazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi con comparazione di diverse metodologie in parte acquisite ed in parte in fase di sperimentazione.

 

Conclusioni

Nell'ambito del progetto VAZAR è continuato il censimento ed all'identificazione di una parte delle discariche abusive presenti in Provincia di Alessandria. Nel periodo di riferimento sono stati acquisiti i nastri telerilevati LANDSAT ed è iniziato il lavoro interpretativo, allo scopo di mettere in evidenza un marker termico delle discariche abusive note, in grado di consentire, per confronto, l'individuazione di altre discariche occultate.

Sempre nello stesso periodo è iniziato il censimento dei centri di pericolo della pianura cuneese che ha portato alla realizzazione di un database relativo alle maggiori concentrazioni industriali ivi presenti, alla tipologia ed alle modalità di utilizzo dei principali concimi e diserbanti a supporto chimico e, infine, alla tipologia costruttiva dei pozzi per scopi idropotabile od irriguo rilevati nella zona.

Il progetto RISE è stato portato avanti terminando lo studio sugli acquiferi impostati in rocce carbonatiche permeabili per porosità presenti nel massiccio carbonatico dell'alta Val Maira. L'entità delle risorse idriche sotterranee è stata quantificata, identificando con precisione l'area di alimentazione del sistema principale. Contemporaneamente è stato condotto uno studio geochimico sulla qualità delle acque delle sorgenti del Maira, con lo scopo di valutare le variazioni di alcuni markers geochimici caratteristici.

Sulla base di incoraggianti risultati preliminari è in fase di ultimazione la mappatura geochimica degli acquiferi della pianura cuneese (progetto QUAS).

Lo studio idrogeologico della pianura cuneese ha subito un notevole impulso dallo studio sedimentologico e stratigrafico-granulometrico condotto sulle varie unità deposizionali individuate nell'area. In particolare sono stati evidenziati i rapporti fra acquiferi potenzialmente molto produttivi presenti nei livelli ghiaiosi dilavati, e fra acquicludes costituiti da serie ghiaiose intensamente alterate e ferrettizzate.

Lo studio riguardante gli acquiferi della pianura cuneese è stato completato realizzando una carta di vulnerabilità degli acquiferi superficiali, realizzata utilizzando la metodologia SINTACS, ed una carta di vulnerabilità degli acquiferi profondi, realizzata con una metodologia di nuova concezione anche se derivante dalla struttura madre di SINTACS.

Lo studio della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi ha condotto alla pubblicazione di una monografia sull'argomento (pubbl. n. 1010 dell'elenco bibliografico allegato) nella quale sono state sintetizzate le esperienze acquisite. Il volume presenta in maniera estensiva e completa tutte le principali metodologie utilizzate nella valutazione della vulnerabilità intrinseca, li compara fra di loro e presenta le possibili applicazioni cartografiche. Presenta altresì numerosi esempi di cartografia tematica, italiani e stranieri, nonché l'edizione definitiva della legenda per le carte di vulnerabilità messe a punto nell'ambito di VAZAR ed accettata in sede internazionale (UNESCO).

Nel corso del I semestre 1995, inoltre è stato praticamente portato a termine l'intervento di accertamento sull'asta principale del F. Tanaro (74 Comuni) colpita durante gli eventi alluvionali del Novembre 1994. Tali accertamenti erano finalizzati alla previsione ed alla prevenzione tempestiva dei percoli di inquinamento degli acquiferi da parte dei pesanti rilasci di sostanze inquinanti conseguenti all'alluvione. Questo lavoro, iniziato come intervento del Politecnico di Torino, è stato fortemente supportato e appoggiato dal Dipartimento per la Protezione Civile che ne ha voluto fare un prototipo di intervento scientifico-tecnico di nuova concezione nel campo della protezione civile. A tal fine è stato prodotto un dettagliato rapporto delle situazioni di dissetso rilevate e delle principali modalità di intervento per il ripristino o la protezione delle risorse idriche sotterranee.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Civita Massimo

Vigna Bartolomeo

Manzone Livia

Cavalli Carlo

Olivero Gianfranco

De Regibus Claudio

Musto Carlotta

* Machiorlatti Margherita

* De Maio Marina

 

Bibliografia

Civita M., Dal Prà A., Francani V., Giuliano G., Olivero G., Pellegrini M., Zavatti A., Proposta di classificazione sintetica e mappatura della qualità di base delle acque sotterranee, presentato al II Conv. Int. di Geoidrologia, Firenze, 29 Novembre - 3 Dicembre, 1993 (Pubbl. n. 994 GNDCI).

Manzone L., Olivero G., Aspetti geochimici delle emergenze del sistema carbonatico del Maira, Atti del IV Conv. Int. di Geoingegneria "Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi", Torino, 1994 (Pubbl. n. 1009 GNDCI).

Civita M., Le Carte della Vulnerabilità degli Acquiferi all'Inquinamento: Teoria e Pratica, Ed. Pitagora, Bologna, 1994 (Pubbl. n. 1010 GNDCI).

Civita M., Parmigiani M., Uggeri A., Vigna B., Protezione delle sorgenti sepolte di Monte Campo dei Fiori (Varese): quali aree di salvaguardia?, Atti del V Conv. Int. di Geoingegneria "Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi", Torino, 1994 (Pubbl. n. 1011 GNDCI).

Civita M., Analisi, monitoraggio e prevenzione del rischio di inquinamento delle risorse idriche sotterranee prodotto da fattori geoambientali e antropici, Atti del IV Convegno Internazionale di Geoingegneria "Difesa e valorizzazione del suolo e degli acquiferi", Torino, 1994 (Pubbl. n. 1012 GNDCI).

Civita M., Genon G., Evoluzione dello stato di inquinamento del Po e vulnerabilità potenziale degli acquiferi connessi, Atti Conv. "Risorsa Po", Torino, 1994 (Pubbl. n. 1077 GNDCI).

Ballesio F., Cavalli C., Civita M., Machiorlatti M., Olivero G., Vigna B., La Pianura Cuneese: allocazione, qualità di base e vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee, presentato al 2° C8onv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1185 GNDCI).

Civita M., Manzone L., Olivero G., Vigna B., Le sorgenti del Maira: studio di una risorsa idrica di importanza strategica, presentato al 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1184 GNDCI).

Civita M., De Regibus C., Sperimentazione di alcune metodologie per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi, presentato al 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1182 GNDCI).

Civita M., Sul rischio di inquinamento delle risorse idriche sotterranee. Relazione al 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1282 GNDCI).


 

  U.0.4.3

STUDI IDROGEOLOGICI PER LA PROTEZIONE E IL RECUPERO DELLE ACQUE SOTTERRANEE IN LOMBARDIA

Prof. Vincenzo FRANCANI
[3]

Sommario

L'unità operativa è impegnata sui seguenti progetti della linea 4:

1. Vulnerabilità degli acquiferi (VAZAR)

2. Ricerca di fonti di approvvigionamento alternative (RISE)

3. Difesa dall' inquinamento e recupero delle acque sotterranee (DAV)

Introduzione

L'U.O. 4.3 si è prefissata il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

1) approfondimento delle indagini sulle aree contaminate da nitrati, ai fini di evitare l'inquinamento di settori dai quali sia possibile ricavare un consistente approvvigionamento idrico (RISE). Tale problema che interessa tutta l'Italia Settentrionale e in termini molto gravi a pianura lombarda, si va estendendo verso il Po.

Esso presenta notevoli ostacoli, soprattutto per la difficolta di reperimento delle fonti di contaminazione, che sono numerose, vicine tra loro e spesso tali da mostrare una scarsa concentrazione di inquinante anche in prossimità della fonte.

Si è deciso di procedere a una specifica ricerca per definire se l'impiego della tecnica del bilancio di massa può portare vantaggi nella individuazione delle fonti di inquinamenti diffusi.

Tale ricerca ha portato, come primo passo, alla costruzione della carta della concentrazione dei nitrati in Lombardia.

2) raccolta e redazione di testi, in parte di carattere didattico, in parte innovativi, sulle tecniche per la decontaminazione degli acquiferi e sperimentazione di tecniche di intervento (progetto DAV)

3) identificazione dei criteri per la localizzazione delle opere di captazione nelle aree contaminate. Tale problema ha assunto recentemente importanza per la progressiva preclusione per inquinamenti delle possibilità di estrarre acque non contaminate da molti settori della Pianura Padana. La difficoltà di collocazione dei pozzi comporta considerevoli aumenti dei costi nel reperimento e nella distribuzione delle acque potabili ed appare quindi indispensabile l'ottimizzazione della scelta dell'area in cui l'opera deve essere costruita.

4) nel campo del disinquinamento si è operato in modo da verificare le metodologie in uso per l'identificazione dei parametri idrogeologici ed idrodispersivi. Tenendo conto del fatto che le prove in sito oggi richiedono elaborazioni basate su programmi di calcolo complessi, si sono sviluppate e sperimentate tecniche di interpretazione semplici e facilmente praticabili.

Conclusioni

Sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati per il secondo semestre 1995 , ai quali si fa specifico riferimento nel seguito del rapporto.

Identificazione di aree di riserva e di ricarica

Si è rivelata di notevole importanza la identificazione delle aree nelle quali è necessario intervenire per un riequilibrio del bilancio idrico.

Sono state identificate in Lombardia le seguenti zone di crisi per eccesso di prelievi:

* Milano e hinterland

* Como, Brescia, Cremoona e Mantova

* alcuni settori della pianura varesina (Busto Arsizio, Gallarate e Castellanza)

* alcuni settori della pianura milanese e bergamasca

Sono state identificate aree di crisi per stato qualitativo, generalmente corrispondenti ai settori industriali.

Si è quindi sviluppato il metodo di scelta degli interventi, imperniato su un programma di calcolo originale pubblicato nel 1994 sui Quaderni di Geologia Applicata (n° 1052 GNDCI) per la soluzione di un analogo problema in Provincia di Varese, ampliando le applicazioni della teoria di Aguado e di Maddock detta della matrice di risposta unitaria .

Si è pervenuti a definire una procedura che appare particolarmente utile per la localizzazione dei nuovi campi pozzi nelle aree in cui esistono forti prelievi , anch'essa basata su programmi di calcolo originali.

Infine è stato messo a punto un metodo per la semplificazione del metodo di Sauty per il calcolo sperimentale della dispersività, sul quale è in corso di completamento un rapporto esplicativo.

Disinquinamento di falde e terreni

La grande diffusione delle contaminazioni da nitrati, che interessa molto profondamente gli acquiferi padani e di altre regioni, obbliga a proporre tecniche e norme per il loro contenimento.

Si è iniziata a tal fine una indagine a vasto raggio, che si desidera portare a compimento in due anni.

Sono stati presentati al Convegno di Nonantola due studi di impostazione generale per la soluzione del problema del contenimento degli inquinamenti da nitrati, uno sulla provincia di Milano (V. Francani, pubblicazione n. 1204 del GNDCI) e per un settore delle Marche (G.P. Beretta et al., pubblicazione n. 1216 del GNDCI).

Un nuovo studio di V. Francani et al. si occupa di cartografare la distribuzione areale della contaminazione da nitrati, soprattutto in Lombardia e di approfondire le tecniche per la delimitazione delle aree di provenienza dei nitrati (di difficile identificazione utilizzando il metodo tradizionale delle carte di isocencentrazione) utilizzando il bilancio di massa. A tal fine è stato sperimentato nella pianura campana, in collaborazione con P. Celico e L. Esposito, e nella pianura milanese, l'impiego del bilancio di massa per la costruzione delle carte di flusso del contaminante. Questo metodo si basa sull'individuazione della qunatità di contaminante in entrata e in uscita dai diversi settori nei quali può essere suddivisio l'acquifero, permette di valutare sia pure con una certa approssimazione la quantità di contaminante che si infiltra in ciscuno dei settori esaminati, e di evidenziare le aree nelle quali la produzione di inquinanti è maggiore.

L'indagine è di notevole interesse per l'ampiezza delle aree coinvolte e per il costo economico degli interventi che si renderebbero necessari in seguito a un ulteriore ampliamento delle contaminazioni.

Un programma di studio che è stato iniziato nel secondo semestre del 1994, riguarda la ricerca dei criteri con i quali fissare i limiti a cui deve essere spinta la decontaminazione, elemento di interesse tecnico , economico e scientifico di grande rilievo.

Si è pervenuti alla stesura di una serie di regole riguardante la decontaminazione del suolo e la protezione delle acque sotterranee. Questa regolamentazione è stata adottata dalla Provincia di Milano; essa è in corso di sperimentazione su aree colpite da gravi inquinamenti (Cesano Maderno e Ceriano Laghetto) e sull'importante caso di inquinamento dell'ACNA di Ceriano.

Allo scopo di ampliare la portata di tale normativa, si intende diffonderne la conoscenza presso le altre provincie lombarde; è in corso uno studio, compiuto parallelamente alla Regione Lombardia, per una estensione dei concetti sui quali la proposta è basata, alla protezione delle acque superficiali.

Diffusione delle informazioni sulle tecniche per il disinquinamento

Si è proseguito nell'attività di raccolta e diffusione di informazioni sulle più recenti tecniche di studio sulla propagazione degli inquinamenti e sulla bonifica di acque sotterranee e terreni, con l'organizzazione di una giornata di studio sul non saturo , che si è svota al termine del mese di giugno presso il Politecnico di Milano.

Nel corso di questa attività sono stati raccolti i testi degli articoli che verranno pubblicati in un volume monografico dei Quaderni di Geologia Applicata.

Fra questi articoli è stata redatta nell'ambito della U.O. 4.3 la relazione di L. Fumagalli e G.P. Beretta "Flusso Idrico e Trasporto di Inquinanti Non Puntuali nella Zona Non Satura: Predisposizione di Campi di Prova e Primi Risultati Sperimentali". Un secondo contributo, in pubblicazione nel supplemento del V. 4 dei Quaderni di Geologia Applicata, è stato fornito per la divulgazione delle tecniche di decontaminazione, con la pubblicazione di G.P. Beretta "Schemi Metodologici per la Selezione dei Costi delle Indagini Idrogeologiche e della Realizzazione di Interventi di Risanamento e Bonifica.

Si è inoltre proceduto alla presentazione in seminari e convegni delle attività della L.R. 4, così da diffondere la conoscenza degli scopi delle ricerche in atto.

Collaboratori di ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Francani Vincenzo

Franzetti Silvio

Prof. Beretta Giovanni Pietro

Papini Monica

Scesi Laura

Larcan Enrico

Denti Emilio Annibale

Sala Paolo

Fumagalli Maria Letizia

Avanzini Monica Maria Chiara

Bibliografia

Alberti L., Francani V. (1996) - Utilità delle carte di flusso relative a sostanze inquinanti nel campo dell'individuazione delle fonti contaminanti - Acque Sotterranee - Ed. Geograph - Milano.

Beretta G.P. (1995) - Schemi metodologici per la selezione dei costi delle indagini idrogeologiche e della realizzazione di interventi di risanamento e bonifica. - Quaderni di Geologia Applicata Suppl. Al V. 4 - Ed. Pitagora - Bologna.

Francani V., Cianciaruso S., Bagnati M. (1996) - Localizzazione e gestione dei pozzi nelle aree soggette a sovrasfruttamento e contaminazione delle acque sotterranee. - Quaderni di Geologia Applicata, V. 1 - Ed. Pitagora - Bologna.

Francani V. (In stampa) - Proposte per la protezione della qualità delle risorse idriche in Lombardia. Acque Sotterranee - Ed. Geograph - Milano.

Fumagalli L., Beretta G.P. (1995) - Flusso idrico e trasporto di inquinanti non puntuali nella zona non satura: predisposizione di campi di prova e primi risultati sperimentali. - Quaderni di Geologia Applicata, V. 2 - Ed. Pitagora - Bologna.




U.O. 4.4

TELERILEVAMENTO E RISORSE IDRICHE IN AREE DI MEDIA PIANURA ALLUVIONALE. INDIVIDUAZIONE DEI "FUOCHI" DI INQUINAMENTO CON L'USO INTEGRATO DI TELERILEVAMENTO E G.I.S.

Dott. Bruno Marcolongo
[4]

Sommario

Le attività di ricerca espletate dall'U.O. 4.4 ricadono nell'ambito dei progetti RISE e VAZAR

 

Introduzione

La prima delle ricerche ha come fine:

1. la messa a punto di metodologie di elaborazione e interpretazione di varie immagini telerilevate in ambiente G.I.S., per valutare la disponibilità di risorse idriche, attraverso la quantificazione di alcuni parametri idrologici; estensione dei dati per una stima della vulnerabilità delle risorse medesime;

2.  la definizione di una metodologia multidisciplinare (Idrogeologia, Geofisica, Telerilevamento) per lo studio dell'idrodinamica al "contorno" e della propagazione di inquinanti negli acquiferi di pianura.

 

Il secondo progetto di ricerca, invece, prevede:

3. la classificazione dell' uso del suolo e, più in generale le varie attività industriali, agricole e estrattive, in termini della loro potenzialità inquinante (carico inquinante), attraverso metodologie di elaborazione e interpretazione integrata di varie immagini telerilevate (in ambiente G.I.S. con IDRISI e GEO-Image).

Conclusioni

Telerilevamento e risorse idriche in aree di media pianura alluvionale.

Durante lo scorso anno sono state condotte a termine due ricerche di tipo interdisciplinare, una nel settore nord-orientale dell'arco morenico gardesano e parte dell'alta pianura veronese (Antonelli, Campagnoni, Marcolongo, Surian, Zambrano -1994- Una ricerca integrata tra l'alta pianura veronese e l'anfiteatro morenico del Garda per il riconoscimento di risorse idriche alternative e della loro vulnerabilità- "Quaderni di geologia applicata" n.2, Bologna), l'altra in un settore dell'alta pianura trevigiana (Antonelli, Zambrano - 1994 - Integration of hydrogeological, geoelectrical and logging methods for aquifer contamination assessment under unfavorable conditions. Proceedings International Congress GQ Praha, 1995).

Gli aspetti salienti di queste ricerche sottolineano che un buon risultato applicativo nel campo di valutazione delle risorse idriche si ottiene mediante l'integrazione delle varie metogologie (telerilevamento, idrogeologia, geofisica). Nel primo caso si è individuato un sensibile contributo dell'Adige all'alimentazione dell'acquifero dell'alta pianura veronese, attraverso l'anfiteatro morenico di Rivoli. Nel secondo caso si è messo in evidenza rapidamente attraverso metodologie indirette il pennacchio di inquinamento prodotto da una sorgente puntuale nell'alta pianura del Piave.

L' ulteriore sviluppo di tale approccio ha portato a concentrare l'interesse della ricerca durante il 1995 in settori di più bassa pianura alluvionale sia per l'Adige che per il Piave. Questa scelta è dettata dalla locale presenza di condizioni idrogeologiche maggiormente favorevoli ad evidenziare il presunto rapporto tra paleoidrografia, modalità di trasporto e diffusione di sostanze inquinanti nel sottosuolo (quali ad esempio la ridotta soggiacenza della falda idrica). Sono state per ora acquisite varie immagini telerilevate (sia nel campo del visibile, che dell'infrarosso termico e del radar), sulle quali si sono applicate procedure di correzione radiometrica e geometrica, per avere dati georeferenziati perfettamente sovrapponibili. Contestualmente si è sviluppata una fase di raccolta e rielaborazione di dati idrogeologici e geofisici da confrontare poi con l'interpretazione paleoidrografica delle immagini stesse. Si stanno allestendo altresì dei campi prova per le misure dirette di velocità di filtrazione in falda con metodi geoelettrici.

Durante il secondo semestre 1995 si è definita in dettaglio nella piana alluvionale dell'Adige, dopo sopralluoghi diretti e raccolta di numeroso materiale bibliografico e cartografico, la zona test già indicativamente scelta nel 1° semestre dello stesso anno; si è operato avendo come obiettivo quello di ritagliare una porzione di territorio da un lato significativa per la varietà e l'intensità delle problematiche legate all'inquinamento industriale e agricolo (densità e tipologia delle potenziali sorgenti inquinanti; direttrici di propagazione degli inquinanti, quali metalli pesanti, nitrati e solventi organo-clorurati), dall'altro ricca di dati sui parametri fisico-naturali, necessari per tentare una modellizazione successiva del processo di diffusione dell'inquinamento medesimo.

In particolare l'area, coprente una superficie di circa 200 km2, è posta tra i rilievi dei Lessini a nord, il paese di Castel d'Azzano ad ovest, quello di Zevio a est ed infine il paese di Buttapietra a sud; la città di Verona rientra integralmente con la sua estesa zona industriale nella porzione più settentrionale della zona di studio.

Qui si sono digitalizzati i valori medi piezometrici dell'acquifero indifferenziato presente;

è stata inoltre costruita una carta del microrilievo con isoipse ogni 5 m nella parte alta della piana e ogni metro nella fascia più bassa, anch'essa poi numerizzata. La sovrapposizione dei due DEM (Digital Elevation Model) relativi rispettivamente a isofreatiche e a isoipse, attraverso "software avanzato" (GEO-Image e IDRISI), ha permesso di ricavare "automaticamente la "soggiacenza della falda". Questa in prima approssimazione, facendo riferimento ad un contesto caratterizzato da una litologia piuttosto uniforme e materiali a permeabilità medio-alta, può verosimilmente rappresentare la vulnerabilità intrinseca dell'acquifero stesso.

Si è quindi in grado di produrre, partendo da immagini telerilevate ad elevata risoluzione (SOJUZ, SPOT, o le prossime foto CATENA riprese a scopo militare dagli USA e ora declassate, con la risoluzione di 1 m) e da dati di campagna, una cartografia digitale automatica della vulnerabilità del primo acquifero in aree di alta-media pianura alluvionale.

La ricerca sta proseguendo con l'acquisizione di dati sul chimismo delle acque sotterranee e in particolare sui metalli pesanti, solventi organo-clorurati e nitrati. Il confronto della localizzazione degli inquinanti in falda con i supposti punti di inquinamento potenziale in superficie (zone industriali, appezzamenti di colture particolari) permetterà di riconoscere e comprendere specifiche direttrici privilegiate di scorrimento idrico sotterraneo, anche attraverso la valutazione dei dati idrodinamici classici disponibili.

La dotazione poi da parte del Gruppo del Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Fisica Terrestre dell'Università di Padova, che collabora attivamente con la scrivente Unità Operativa, di due sofisticati sistemi "hardware" di registrazione continua sia di dati idrogeologici che geoelettrici permetterà di ottenere in punti selezionati (cave abbandonate e adibite successivamente a discariche) valori molto importanti sulla idrodinamica dell'acquifero e sulla mobilità e diffusione degli inquinanti.

Per quanto concerne la media pianura del Piave il Gruppo del Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica dell'Università di Padova ha indicativamente proposto una zona immediatamente a nord di Treviso (comune di Villorba), dove in corrispondenza ad un acquifero libero posto a debole profondità si sono già individuate fascie di inquinamento a solventi clorurati, che seguono in qualche modo l'andamento della paleoidrografia olocenica; questi paleoalvei sono stati rilevati con l'interpretazione di immagini spaziali (Costi, Lazzaro, Marcolongo, Visentin - 1992 - La centuriazione romana tra Sile e Piave nel suo contesto fisiografico. CNR, Ist. Geologia Applicata, Padova).

Per lo sviluppo di tale ricerca si intende applicare la metodologia integrata già proposta negli studi precedenti:

* - il telerilevamento completato da rilievi diretti sarà utilizzato per identificare nel dettaglio le forme paleoidrografiche più significative e le sorgenti di inquinamento probabile più rilevanti (zone industriali, cave, discariche);

* - gli studi idrogeologici riguarderanno la differenziazione idraulica del sottosuolo interessato dalla falda libera, mediante riorganizzazione ed interpretazione dei dati geognostici sia su base bibliografica che di nuova acquisizione, prove di permeabilità e misure di velocità di filtrazione;

* - ulteriori informazioni sulla propagazione dell'inquinamento nel sottosuolo saranno acquisiti mediante i metodi di resistività, in particolare utilizzando il sistema di rilevamento in continuo dei campi di potenziale elettrico su i diversi siti di prova prescelti. Tale applicazione permette sia una discriminazione di aree più o meno interessate da soluzioni inquinanti, sia una valutazione della velocità di filtrazione stessa mediante immissione puntuale di traccianti in falda.

L'obiettivo finale sarà quello di verificare nel dettaglio se le forme fluviali relitte possano rappresentare un elemento fondamentale per una cartografia tematica relativa alla previsione della diffusione dell'inquinamento in aree alluvionali di media e alta pianura. In questo quadro si inserisce anche la possibilità di una valutazione dei principali produttori di inquinamento, che determinano, in presenza di specifiche condizioni di vulnerabilità, un rischio più o meno elevato per i corpi idrici a debole soggiacenza.

Individuazione dei "fuochi" di inquinamento con l'uso integrato di telerilevamento e G.I.S.

l lavoro sulla definizione dei principali "fuochi" di inquinamento nell'area dell'entroterra veneziano è proseguito con la identificazione e definizione delle principali concentrazioni di insediamenti industriali, divisi per tipologia, e dei vari generi di colture che richiedono l'uso di diserbanti e pesticidi.

Sono state prodotte, come già previsto lo scorso anno, una "classificazione con apprendimento" di "uso del suolo" e una carta tematica con le "tessiture" dei vari terreni presenti (litopedologia), attraverso l'interpretazione di immagini telerilevate (LANDSAT 5/TM, SPOT P e SOJUZ) e controlli diretti.

Per ora risulta che le grosse agglomerazioni di industrie e attività estrattive si collocano nella maggioranza in un contesto idrogeologico delicato, come quello rappresentato dalla fascia di transizione tra l'alta e la bassa pianura (fasia delle risorgive); l'attività agricola potenzialmente inquinante sembra più spezzettata e disseminata in modo omogeneo sul territorio.

Una simile ricerca è stata iniziata anche nella zona della media pianura veronese poco a Sud della città di Verona, dove è presente una intensa attività estrattiva che si esplica in un contesto idrogeologico estremamente delicato.

 

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

 

Marcolongo Bruno

Antonelli Renzo

Dal Prà Antonio

Zambrano Rodolfo

Pretto Leonardo

Capucci Andrea

Campagnoni Antonino

Zangheri Pietro

 

Bibliografia

Antonelli R., Campagnoni A., Marcolongo B., Surian N., Zambrano R., Una ricerca integrata tra l'alta pianura veronese e l'anfiteatro morenico del Garda per il riconoscimento di risorse idriche alternative e della loro vulnerabilità, Quaderni di Geologia Applicata, 2, Pitagora Ed., Bologna (in stampa).

Altissimo L., Arca F., Dal Prà A., Ferronato A., Fumagalli F., Marangoni L., Mussato A., Zangheri P., Processi di inquinamento chimico-industriale delle acque sotterranee nella media e alta pianura veneta, Memorie dell'Istituto di Geologia, Università di Padova (in stampa).



U.O.4.6.

RISCHIO DI DEFICENZA IDRICA, PREVISIONE E PREVENZIONE DALL'INQUINAMENTO DELLE ACQUE SOTTERRANEE. RIFLESSI NEGATIVI SULL'AMBIENTE DERIVANTI DALL' ESTRAZIO-NE DI IDROCARBURI GASSOSI DALL'ALTO ADRIATICO

Dott. Giuseppe Mozzi
[5]

Sommario

Le acque sotterranee comprese nei sedimenti sciolti della Pianura Veneta, non convenientemente protette e salvaguardate, sono esposte ad un crescente depauperamento e degrado.

Introduzione

L'attività dell'U.O. è volta ad individuare le cause del depauperamento che, tra gli altri effetti negativi, pu* determinare gravi conseguenze sull'altimetria del suolo delle zone costiere, e a definire i meccanismi che regolano il progressivo inquinamento segnalato. Si mira, per quest'ultima tematica, a mettere a punto una metodologia che permetta di definire in modo speditivo la direzione e la velocità di propagazione delle acque sotterranee e a individuare le leggi che regolano i processi di inquinamento, naturali e dovuti all'attività antropica, nell'ambiente alluvionale.

 

Conclusioni

Definizione delle capacità risolutive delle principali metodologie in uso per determinare la direzione e la velocità delle acque sotterranee.

Sono state condotte numerose indagini per caratterizzare la situazione idrogeologica del campo sperimentale di Castagnole, in Comune di Paese (Prov. di Treviso), istituito sul fondo di una cava dismessa. Operando in analoghe condizioni idrauliche e utilizzando 15 piezometri opportunamente dislocati, si è successivamente proceduto a confrontare i principali metodi in uso per definire la dinamica delle acque sotterranee.

Oltre ad analizzare le capacità risolutive delle principali metodologie, la ricerca ha permesso di misurare le alterazioni che la velocità di propagazione subisce in conseguenza del tipo di inquinante utilizzato, della sua concentrazione e della tipologia dei terreni attraversati. E' stato anche possibile evidenziare le rapide variazioni che la dinamica delle acque sotterranee subisce a seguito del mutato regime di falda.

I primi risultati sono stati presentati al "II Convegno Nazionale sulla Gestione delle Acque Sotterranee" tenutosi a Modena e al "Simposio Internazionale sugli Isotopi nella Gestione delle Risorse Idriche" di Vienna

Chimismo delle acque sotterranee della gronda lagunare in relazione alla intrusione salina.

Un'indagine effettuata dal CNR nel 1978 aveva evidenziato un significativo aumento di cloruro di sodio, di bromuri e di ioduri negli acquiferi sottostanti i litorali e le isole, che in precedenza ne erano privi. Tale fenomeno è stato attribuito all'eccessivo emungimento di acque sotterranee operato nel distretto veneziano e lagunare che aveva determinato un richiamo, sotto i litorali e verso la terraferma, di acque fossili a maggior tenore salino. Ciò ha comportato il peggioramento della qualità delle acque artesiane e incrementato, localmente, anche l'abbassamento del suolo.

Dopo l'avvenuta parziale ripressurizzazione degli acquiferi della Bassa Pianura Veneta e la ripetuta segnalazione della presenza, negli acquiferi in pressione, di composti organo-clorurati, al fine di conoscere l'attuale tendenza evolutiva della qualità delle acque sotterranee veniva attivata, nel 1995, una collaborazione con il Presidio Multizonale di Prevenzione di Venezia. Utilizzando, quindi, i medesimi pozzi di campionamento attivati nella precedente indagine, è stata effettuata una seconda campagna di misura i cui risultati, oggetto anche di una tesi di laurea, si presentano molto interessanti e la relativa relazione finale è in corso di stesura

Variazione dei livelli di falda nell'ambiente lagunare

In collaborazione con l'U.O. 2.8 SCAI sono state condotte una campagna di misura dei livelli di falda nell'area lagunare, raccolte e ordinate le registrazioni di 12 stazioni idrometrografiche ed estesa la rete piezometrica dall'area di Chioggia verso il Delta Padano. Sono stati, inoltre, elaborati i dati altimetrici per il controllo del sovrascorrimento di Aviano, eseguiti i rilievi geodetici per il controllo di eventuali fenomeni di subsidenza conseguenti alla coltivazione del giacimento di idrocarburi gassosi denominato "Collalto", rielaborati i dati altimetrici rilevati nell'area veneziana dall'inizio del secolo e definita la tendenza evolutiva della subsidenza naturale e indotta dall'attività antropica; infine, in vista dell'estrazione di idrocarburi da giacimenti al largo delle coste venete, è stata istitutita lungo i litorali, da Trieste all'intero Delta Padano, una rete di rilevamento idonea all'uso di sistemi satellitari.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Dazzi Renzo

Mozzi Giuseppe

Brocca Ugo

Dametto Loris

Gatto Gino

Zambon Giuseppe

Dal Missier Giancarlo

 

Bibliografia

Cantori P.M., Ciancietti G.F., Dazzi R., Gatto G., Matticchio B., Mozzi G., Tazioli G.S., Zambon G. - Intercomparison of different tracers in the evaluation of groundwater dynamics in heterogeneous porous aquifer: a study test in the alluvial plain of Venice - International Symposium on Isotopes in Water Resources Management - Vienna, 20-24 Marzo 1995.

Bernardi A., Cantori P.M., Ciancetti G.F., Dazzi R., Fumagalli F., Gatto G., Matticchio B., Mozzi G., Tazioli G.S., Vigna B., Zambon G. - Confronto di metodologie di misura dei flussi idrici in terreni sciolti - 2° Convegno Nazionale Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee - Modena, 17-19 Maggio 1995

Genovese M. Studio delle cause della subsidenza dell'area veneziana con particolare riferimento alle intrusioni saline in falda e ai loro effetti negativi. Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Dip. di Geologia, Paleontologia e Geofisica, Anno Acc. 1994-95.

Dazzi R., Gatto G., Mozzi G., Zambon G. Campo sperimentale di Castagnole di Paese (TV)". ISDGM - CNR, TN n. 160, Venezia, 1995

Dazzi R., Gatto G., Marchesini C., Mozzi G., Zambon G. Rete di livellazione per il controllo del sovrascorrimento di Aviano (Caneva-PN) - Elaborazione ed aggiornamenti anno 1995 .ISDGM - CNR, TN n. 165, Venezia, 1995

Dazzi R. Gatto G., Mozzi G., Zambon G. Rilievi geodetici per il controllo di eventuali fenomeni di subsidenza conseguenti alla coltivazione del giacimento di idrocarburi gassosi deniminato Collalto Riepilogo dei risultati e raccolta monografica anno 1995. ISDGM - CNR, TN n. 166, Venezia, 1995.



U.O. 4.7

VALUTAZIONE DELLA POTENZIALITÀ', DELLA VULNERABILITA' E DELLA POSSIBILITA' DI SFRUTTAMENTO QUALI RISERVE ALTERNATIVE, DELLE RISORSE IDRICHE ESISTENTI IN UN'AREA A NORD DI PORDENONE.

Prof. Francesco Giorgetti
[6]

Sommario

L'attività della U.O. 4.7 fa riferimento ai progetti strategici V.A.Z.A.R. e R.I.S.E. e si propone di analizzare la fascia pedemontana sita in provincia di Pordenone, in destra del torrente Cellina.

Introduzione

L'area considerata è caratterizzata da abbondanza di acqua sia superficiale che sotterranea essendo al contatto tra gli altipiani calcarei del Piancavallo e del Cansiglio e le potenti alluvioni quaternarie dell'alta pianura friulana. essa è poco conosciuta e potrebbe divenire una importante fonte di riserve alternative.

Conclusioni

Come previsto l'Unità di Trieste si è mossa secondo due direttive principali: il monitoraggio e lo studio idrogeologico di emergenze idriche carsiche regionali e l'impostazione dei programmi per la trasposizione su cartografia informatica dei dati idrogeologici in funzione dell'elaborazione di carte della vulnerabilità.

Due sono le emergenze carsiche attualmente in osservazione: le sorgenti del Timavo quali emergenza dell'ampio ed articolato acquifero ipogeo del Carso classico e le sorgenti del Livenza, quali emergenza di parte dell'acquifero del Piancavallo.

Anche in collaborazione con i colleghi sloveni sono state impiantate e rese operative tre stazioni di misura in continuo di portata, temperatura e conducibilità delle acque nell'inghiottitoio di San Canziano (Slovenia), sul fondo dell'Abisso di Trebiciano (Italia, circa a metà percorso ipogeo), e presso le Risorgive di San Giovanni di Duino. Le stazioni sono operative da 18 mesi e sono quindi iniziate le operazioni di analisi e studio delle risultanze.

Ai piedi del Piancavallo sono state impiantate tre stazioni di misura in continuo del livello delle acque delle tre sorgenti del F. Livenza: Molinetto, Santissima e Gorgazzo. Con una certa cadenza (finora 6 volte) sono state eseguite misure di portata presso le tre stazioni con mulinello. Sono quasi 12 i mesi di operatività degli speciali strumenti di misura (progettati e costruiti dall'U.O. triestina) e quindi a breve inizieranno le operazioni di analisi e studio comparato dei risultati.

Sono stati georeferenziati i dati connessi con lo studio della vulnerabilità degli acquiferi del Campo di Osoppo e Gemona sulla base della nuova Carta Tecnica Regionale numerica allo scopo di calcolare la vulnerabilità con il DRASTIC.

Sono state attivate collaborazioni con i Presidi Multizonali di Prevenzione delle Provincie di Udine e Pordenone allo scopo di ottimizzare la protezione dinamica delle falde della bassa pianura friulana.

E' in fase di completamento il lavoro: "Le discariche dell'alta pianura e le loro potenziali conseguenze sulla acque freatiche" che mette in evidenza le relazioni esistenti tra le discariche attive del territorio e la falda freatica della pianura.


Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

* Giorgetti Francesco

* Stefanini Sergio

* Cucchi Franco

* Ulcigrai Fulvio

* Massimo Giaconi

* Massimiliano Righi

Bibliografia

Giorgetti F., Ricostruzione della geometria dell'acquifero del Tagliamento ad Osoppo (Udine) eseguito con diverse metodologie di prospezione geofisica, presentato al 2° Convegno Naz. sulla Protezione e Gestione Acque Sotterranee, Metodologie, Tecnologie, Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1190 GNDCI).



U.O. 4.8

VULNERABILITA' DEGLI ACQUIFERI NELLA PIANURA EMILIANO-ROMAGNOLA

Dott.. Adriano Zavatti
[7]

 

 

Sommario

Il programma di lavoro per il 1995 prevedeva i seguenti progetti:

1. - valutazione delle risorse idriche, utilizzo e protezione nell'appennino Reggiano;

2. - carta di vulnerabilità Area Fidentina (Pr);

3. - carta di vulnerabilità dell'anfiteatro morenico del Garda Area campione;

4. - nitrati nelle acque sotterranee.

Introduzione

I programmi citati sono finalizzati alla identificazione della vulnerabilità in aree campione, in collaborazione con gli Enti locali utilizzatori dei prodotti, alla comprensione dei meccanismi evolutivi e sulle conseguenti possibilità di bonifica delle falde inquinate da nitrati, nonché infine sulla identificazione della qualità in aree ampie per la pianificazione dell'uso di risorse idriche.

Conclusioni

Valutazione delle risorse idriche, utilizzo e protezione nell'appennino Reggiano.

Sono state realizzate tutte le attività preparatorie ed è in corso la raccolta dei dati relativi agli acquiferi ed alle sorgenti. Il lavoro è condotto in collaborazione con l'Azienda Gas Acqua Consorziale di Reggio Emilia e, data la complessità, si prevede di concludere almeno una prima fase intermedia durante l'anno in corso. E' in preparazione un primo rapporto che sarà completato nei primi mesi del 1996 (Rif. Prof. Pellegrini).

Carta di vulnerabilità - Area Fidentina (Pubbl. n.1239)

La carta è già stata stampata a scala 1:25.000 e sono state redatte le note esplicative. Il lavoro è parte di un programma più vasto concordato con la Provincia di Parma, che prevede la realizzazione di analoga cartografia per tutta la restante pianura parmense per un'area tripla rispetto a quella già coperta a scala 1:25.000. Le carte, come quella di Fidenza, sono realizzate in modo informatico con il sistema ARCHINFO, disponibile presso l'Ufficio di Piano della Provincia e saranno quindi fruibili e aggiornabili direttamente dall'utente.

La redazione complessiva è prevista nel 1996.

Carta della vulnerabilità dell'anfiteatro morenico del Garda - Area campione (Pub. n.1240)

E' già stata realizzata a scala 1:50.000 l'area campione utilizzando una legenda variata rispetto a quella tradizionale, che tenesse conto del suolo come fattore di attenuazione. Il risultato ottenuto, già pubblicato, è incoraggiante e si prevede il completamento della carta per tutta l'area morenica nel 1996.

 

Nitrati nelle acque sotterranee (Pubbl. n.1233)

Si è conclusa una prima raccolta a cadenza settimanale di campioni d'acqua in pozzi nelle conoidi dei fiumi Secchia e Panaro, nonchè una indagine a tappeto in tutta la fascia pedecollinare modenese (oltre 200 pozzi), che ha consentito di verificare alcune ipotesi circa una differenziazione del comportamento idrochimico in relazione a diverse fonti di nitrati (liquami da allevamenti zootecnici, concimi chimici, dispersioni fognarie etc.) e alle diverse condizioni di alimentazione.

Questa attività, assieme al monitoraggio di 180 pozzi nell'alta e media pianura modenese, ha consentito di raccogliere una mole di dati sufficiente alla stesura di un rapporto biennale (1993-1994), pubblicato nell'ambito del protocollo di lavoro esistente tra l'U.O. 4.8 e la Provincia di Modena.

AVVIO DEL PROGRAMMA DI LAVORO 1996

Carta della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi dell'anfiteatro morenico del Garda in scala 1:50.000

La bozza della carta è già pronta per essere data alla stampa e si conta che sarà disponibile nei primi mesi del 1996. Per questa carta è stat richiesta la collaborazione ed il supporto della Provincia di Mantova e di alcuni Comuni.

Carta di vulnerabilità all'inquinamento dell'alta pianura romagnola

E' già stata completata la raccolta dei dati presso vari enti. Con i primi mesi del 1996 sarà elaborata una prima bozza. "Romagna Acque", l'ente che gestisce la distribuzione idrica in gran parte della Romagna ha dichiarato la sua disponibilità ad un parziale supporto finanziario per l'interesse che l'elaborato ha suscitato.

Carte di vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi da pesticidi

Carte di vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi da nitrati

Carta di vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi della pianura modenese

Per queste attività è in corso una collaborazione con l'Istituto Sperimentale Agronomico Sez. Di Modena (Dirett. Dr. Spallacci) e l'U.O. 4.12 del GNDCI-CNR (Resp. Prof. Del Re) ed il supporto della Provincia di Modena che ha messo a disposizione il proprio sistema Gis Arc/Info. Attualmente è già stata realizzata l'informatizzazione dei dati di base che serviranno per le successive elaborazioni. E' già stata elaborata una prima bozza di carta per la pianura modenese, con il suolo come fattore di attenuazione. Nei prossimi mesi saranno operate tutte le elaborazioni previste.

Carta di vulnerabilità all'inquinamento del Monte Amiata-Acquedotto del Fiora

E' in via di attuazione una collaborazione con l'Ente Acquedotto del Fiora che è interessato a promovuore la redazione di carte di vulnerabilità al fine di proteggere le proprie captazioni. Questa ricerca sarà realizzata con la collaborazione di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Siena (Proff. Barazzuoli e Salleolini). Altri enti locali grossetani si sono dimostrati interessati a collaborazioni

Presenza di Arsenico nella Pianura Padana e qualità di base

E' in corso un censimento delle presenze riscontrate in tutte le provincie. Hanno già risposto ad un questionario 18 PP.MM.PP. su 30 interpellati. Si sta infine collaborando con l'IRSA-CNR per la redazione di un documento riassuntivo della qualità di base delle acque sotterranee.

Altre attività svolte nel 1995

Nel corso del 1995 è stato realizzato il 2° Convegno nazionale sulla protezione e gestione delle acque sotterranee: metodologie, tecnologie ed obiettivi, che ha ottenuto un buon successo sia per quanto attiene la parte scientifica (oltre 140 lavori pubblicati nei 3 volumi degli atti) sia per quella organizzativa, con oltre 300 adesioni.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Zavatti Adriano

Pellegrini Maurizio

Gelmini Rodolfo

Perego Susanna

Tazioli Sergio

Colombetti Alessandro

Tagliavini Sergio

Francavilla Franco

Tacconi Enzo

Baraldi Fulvio

Scialoja Maria Grazia

Boraldi Vittorio

Bertoni Daniele

Pagotto Adelio

Vicari Luigi

Zanini Annalisa

Vitali Maurizio

Dragoni Walter

Paltrinieri Nadia

Odorici Carlo

Ferrari Maura

Carbognin Laura

Grana Marco

Onesti Giorgio

Falanelli Maria Amelia

Tosatti Giovanni

 

Bibliografia

D.Bertoni, V. Boraldi, S.Righi, N.Paltrinieri, E.Tacconi, A.Zavatti. - Evoluzione idrochimica degli acquiferi dell'alta e media pianura di Modena: nuove evidenze del monitoraggio. (Pubbl. n.1233)

Zavatti A., Attramini P., Bonazzi A., Boraldi V., Malagò R., Martinelli G.,Naldi S., Patrizi G., Pezzera G., Vandini N., Venturini L., Zuppi G.M. - La presenza di Arsenico nelle acque sotterranee della Pianura Piadana: evidenze ambientali e ipotesi geochimiche. (Pubbl. n.1234)

Barbieri L., Boraldi V., Carta G.P., Curti G.M., Giovanardi G.L., Mozzanica E., Pelosio A., Pizzarotti A., Sorghia G., Tagliavini S., Zavatti A., Zilioli F. - Ipotesi di bonifica di un sito industriale con terreni inquinati da solventi aromatici (Fidenza-Parma).( Pubbl. n.1235)

Boraldi V., Pollacci G., Righi S., Tacconi E., Zavatti A. - Presenza di 1,1,1 tricloroetano nelle acque sotterranee a Castelvetro (Modena).(Pubbl. n.1236)

L.Barbieri, D.Bartoni, G.L.Fogliani, E.Passaglia, A.Pirondini, C.Santini, E.Tacconi, A.Zavatti. - L'infiltrazione dei liquami zootecnici nel suolo: primi risultati di prove preliminari in pieno campo su terreni corretti con rocce zeolitiche.(Pubbl. n.1237)

L.Barbieri, P.Corsinotti, A.Zavatti. - Il monitoraggio qualitativo dei suoli nella pianura della provincia di Modena.(Pubbl. n.1238)

G.Alifraco, A.Pelosio, S.Tagliavini, A.Zavatti. - La carta di vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi della pianura di Fidenza (PR), come primo esempio di cartografia informatizzata a scala provinciale.(Pubbl. n.1239)

Baraldi F., Campana G., Castaldini D., Paltrinieri N., Spallacci P., Zavatti A.. - La capacità di attenuazione del suolo tra i fattori di valutazione della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi. Due esempi: area morenica mantovana e alta pianura modenese (Italia Settentrionale).(Pubbl. n.1240)

M. Civita, G. Filippini, G. Marchetti, N. Paltrinieri, A. Zavatti. - Uso della carte di vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento nella pianificazione e gestione del territorio.(Pubbl. n.1241)

E.Coltelli, F.Canavese, C.Maltoni, A.Antoniazzi, B.Spalla, A.Valentini, C.Valentini, A.Zavatti. - Un caso di inquinamento del suolo e delle acque sotterranee da solventi organoalogenati: monitoraggio e programma di bonifica (S.Giovanni in Marignano-Rimini).(Pubbl. n.1242)

L.Barbieri, G.L.Fogliani, A.Lambertini, G.Rossi, A.Zavatti. - Bonifica del suolo contaminato da rifiuti ceramici eterogenei, mediante processo di inertizzazione in situ.(Pubbl. n.1243)

F.Baraldi, G.Barzoni, E.Camerlenghi, G.Schivardi, A.Zavatti. - Campi acquiferi in zone rurali e urbane in provincia di Mantova: problematiche inerenti la definizione delle zone di protezione e aspetti economici collegati.(Pubbl. n.1244)

Si richiama in particolare l'attenzione sulla pubblicazione n.1241, frutto della collaborazione tra questa U.O. e quelle dirette dal prof. M. Civita e dal dott. G. Marchetti sull'uso delle carte di vulnerabilità all'inquinamento nella pianificazione e gestione del territorio. Si tratta di un primo tentativo di fornire ai potenziali fruitori la chiave di lettura delle carte che peraltro trovano già le prime applicazioni anche a livello normativo (es.: PRG del Comune di Modena, Piano Territoriali Regione Emilia-Romagna per il risanamento e la tutela delle acque - comparto suinicolo).

La pubblicazione n.1240 oltre a riportare l' area campione dell'anfiteatro numerico del Garda, presenta un ulteriore tentativo, che ha ottenuto ottimi risultati, di applicazione della legenda modificata ad un'area campione dell'alta pianura modenese. Su questa si è potuto verificare una stretta corrispondenza tra i gradi di vulnerabilità dell' area e presenza di nitrati.

Nella pubbl. n.1234 sono raccolte e valutate tutte le evidenze ambientali della presenza di Arsenico nelle acque sotterranee della Pianura Padana, che stanno assumendo un carattere di particolare gravità sociale, pur essendo correlabili a situazioni geochimiche naturali ed allo sfruttamento degli acquiferi.

Ulteriori lavori presentati a convegni organizzati con la collaborazione dell'U.O. 4.8:

 

A - 1245 Disinquinamento e recupero degli acquiferi. Atti 3° Convegno "L'acqua fattore di crescita del territorio" Lecce 25-26 maggio 1995 in collaborazione con L.Barbieri;

A - 1246 Vulnerabilità degli acquiferi e caraterizzazione della presenza di Arsenico nelle acque di falda. Atti Convegno "Piano Acquedotti: un salto di qualità nella gestione della risorsa idrica". Mantova 5 maggio 1995.

Zavatti A. - Identificazione e valutazione dello stato di inquinamento delle risorse idriche sotterranee. Problemi Emergenti (Pubbl. N. 1331)

Alifraco G. et al. - Carta della vulnerabilità all'inquinamento dell'acquifero principale. Alta, media e bassa pianura parmense - Scala 1:50.000 (Pubbl. N. 1332).

Barbieri L. et al. - Esperienze di cessione di elementi inquinanti da rifiuti speciali e tossico nocivi e valutazione dell'impatto ambientale - Atti 2° Conv. Naz. Sulla protezione e gestione delle acque sotterranee - Nonantola (Modena) 1995 - V.4 (Pubbl. N. 1330).

Zavatti A. - Le direttive CEE 91/676 ed il problema dei nitrati nelle acque. Atti Conv. La Normativa Ambientale delle Regioni Italiane - Perugia, Marzo 1995 (Pubbl. N. 1283).

Zavatti A. - Indici e scale di qualità delle acque sotterranee in: Valutazione di Impatto Ambientale - Indici e Scale di Qualità - Vismara R. - Zavatti A. (Eds.) - Quad. Tec. Prat. Amb. - Pitagora Ed. - Bologna (Pubbl. N. 1279).

Zavatti A. - Qualità delle acque sotterranee: metodi di prevenzione e controllo - Quad. ISTISAN (Pubbl. N. 1072).


 

U.O. 4.9

VALUTAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE SOSTITUTIVE E DI EMERGENZA DELLE ALPI APUANE E DELL'APPENNINO BOLOGNESE

Prof. Paolo FORTI
[8]

 

 

Sommario

Le Alpi Apuane hanno una risorsa idrica teorica assai elevata, grazie alle elevatissime precipitazioni, ciononostante l'area Apuano Versiliese è sovente soggetta a crisi di approvvigionamento idrico.

Le falde di pianura, che alimentano la gran parte degli acquedotti pubblici risultano inquinate sia da nitrati che in sottordine da metalli pesanti e in forma più o meno accentuata da intrusione marina.

Le cave di marmo rappresentano invece la fonte principale di inquinamento delle sorgenti carsiche.

Tutto questo aggrava i problemi degli acquedotti pubblici che devono soddisfare una richiesta molto differenziata nell'arco dell'anno a seguito del turismo estivo.

Nell'area Apuano-Versiliese risulta quindi fondamentale la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento idrico, da attuare nelle situazioni di crisi, secondo lo spirito che sta alla base del progetto RISE (Risorse Idriche Sostitutive e di Emergenza).

A fianco di questo progetto di ricerca attivo oramai da vari anni nel 1994 si è iniziata una nuova ricerca per valutare le risorse idriche sostitutive e di emergenza nel Comune di Lizzano in Belvedere (Alto Appennino tosco-emiliano), come sollecitato dallo stesso Comune.

In tale area in estate si vive una vera e propria emergenza idrica dato che tutti i piccoli acquedotti frazionali essendo alimentati da sorgenti corticali si esauriscono nel momento di massima richiesta, lasciando intere comunità del tutto prive di acqua.

Inoltre l'eccezionale aumento della popolazione in alcuni periodi dell'anno (ferie estive, invernali etc.) fa sì che le canalizzazioni fognarie non siano con ogni probabilità sufficienti con grave rischio di inquinamento di un fiume, che invece, in condizioni normali potrebbe esser direttamente utilizzato per approvvigionamento idropotabile.

Introduzione

La ricerca sulle Alpi Apuane si sviluppa su due differenti linee: la prima volta ad individuare e studiare le principali sorgenti carsiche idonee ad esser utilizzate come risorse idriche di emergenza; la seconda per analizzare i complessi rapporti esistenti tra i vari tipi di pollutanti e la zona insatura degli acquiferi carsici.

La ricerca sul territorio del Comune di Lizzano ha come scopo l'individuazione di una sorgente idonea per essere utilizzata come sorgente alternativa e di emergenza e soprattutto la definizione del suo bacino di ricarica al fine di salvaguardarlo da possibili eventi pollutanti.

Sempre nel Comune di Lizzano in Belvedere, nella frazione di Pianaccio si e' iniziato uno studio per appurare i livelli di inquinamento rilasciati in un fiume da parte delle fogne di questa piccola frazione in funzione della variazione degli abitanti dellla frazione medesima (da 20 persone a oltre 1000 in periodo estivo).

Conclusioni

Nel comprensorio delle Alpi Apuane sulla base dei risultati ottenuti nel 1994 con il monitoraggio della Sorgente del Frigido (Forti, Piccini, Pranzini, 1994), è stato approntato un progetto a cura della Soc. Camuzzi, per collegare la sorgente all'acquedotto di Massa entro la fine del 1995: tali lavori sono ora in atto e saranno completati secondo le previsioni.

Durante il 1995 si è poi continuato e praticamente concluso il lavoro di ricerca inerente il progetto RISE per il comprensorio Apuo-Versiliese.

Scopo della ricerca era quello di individuare fonti di approvvigionamento idrico di sottosuolo, non ancora sfruttate e di buona qualità, da destinare a risorse strategiche da utilizzare nei casi, non infrequenti, di inquinamento delle risorse normalmente utilizzate, e in occasione delle ricorrenti crisi idriche estive che si hanno durante il periodo di maggiore flusso turistico.

Il lavoro è stato svolto principalmente attraverso un attento riesame dei molti dati idro-pluviometrici raccolti durante gli oltre 10 anni di ricerche svolte in questo settore dell'Appennino, con il fine ultimo di compilare, per ogni idrostruttura, dei bilanci in grado di quantificare le variazioni stagionali delle risorse di sottosuolo.

In particolare si è cercato di individuare quelle idrostrutture che hanno una discreta capacità di immagazzinamento al di sotto delle soglie di sfioro naturale, cioè delle emergenze naturali. Tali idrostrutture sono localizzate in alcuni acquiferi carbonatici delle Apuane, attualmente sfruttati solo in parte, e possono essere predisposte ad uno sfruttamento durante le situazioni di emergenza tramite la perforazione di pozzi situati a valle delle emergenze naturali e che attraversino lo spessore di rocce impermeabili che delimitano l'acquifero.

Per una migliore stima dei coefficienti di infiltrazione nelle varie formazioni affioranti si sono studiate in dettaglio alcune idrostrutture caratterizzate da una situazione morfo-strutturale atta alla misura precisa dei deflussi sotterranei in regime non influenzato. Tali idrostrutture contemplano quelle che sono gli acquiferi di maggior interesse idrogeologico e cioè la sequenza dolomie-marmi della successione metamorfica e il calcare Maiolica della Falda Toscana.

I risultati di tali ricerche sono in corso di elaborazione per la necessità di attendere la disponibilità dei dati pluviometrici presso l'Ufficio Idrografico di Pisa praticamente conclusa la definizione dei bilanci idrologici medi delle singole idrostrutture la programmazione, a grande scala, del corretto utilizzo per fini idropotabili senza compromissione ambientale e con metodologie di captazione a basso impatto ambientale, dato che le Apuane sono un parco regionale.

Nell'area di Lizzano la ricerca è iniziata nel marzo 1994 e comunque ha già permesso di individuare e monitorare (maggio 1994) una sorgente (quella dei Bagnadori) le cui caratteristiche sembrano essere ideali come risorsa alternativa e di emergenza.

I dati annuali del monitoraggio e le indagini geologiche sul terreno hanno permesso di definire il bacino di alimentazione della sorgente e di evidenziarne la buona qualità ed il basso rischio di inquinamento stessa (Forti et al., 1995). Inoltre hanno messo in luce come attualmente la potenzialità di detta sorgente sia assolutamente sottoimpiegata.

Attualmente si stanno definendo i bilanci idrici anche per le idrostrutture limitrofe per poter giungere ad un bilancio completo per tutta l'area che alimenta 5 differenti piccoli acquedotti.

Lo studio dei rilasci da parte della rete fognante della Frazione di Pianaccio è partita solamente in Ottobre 1994, e ha comunque prermesso di appurare come nei periodi di non flusso turistico l'inquinamento del fiume sottostante sia assolutamente nullo.

In realtà in tutto il 1995 si sono riscontrati solamente nel periodi di massimo afflusso turistico (primi 15 giorni di Agosto) inquinamenti del fiume che comunque (per quel che concerne l'ammoniaca e i nitrati) erano poco al di sopra del limite e solo per i primi 5-10 metri di torrente a valle dell'immissione delle collettore fognario. Ciò conferma quindi che con una più accorta gestione delle acque reflue il fiume a livello del Paese di Pianaccio può ancora esser considerato come una risorsa idrica utilizzabile in caso di necessità.

 

Programmi a breve scadenza

Per quello che concerne le Alpi Apuane, durante i primi mesi del 96 è prevista la stesura definitiva della relazione conclusiva e, compatibilmente con le disponibilità economiche, la realizzazione di una Carta delle Risorse Idriche, che riporti su di un supporto cartografico adeguato i risultatidella ricerca.

Per quel che conerne l'Appennino Blognese durante i primi mesi del 1996 è prevista la stesura di un lavoro che considererà le caratteristiche e le potenzialità RISE di 4 diverse sorgenti (tra cui quella di Cà d'Bonavera) omogenee tra loro per bacino di alimentazione e caratteristiche idrodinamiche, ma poste a differente quota altimetrica.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Forti Paolo

Rabbi Ernesto

Francavilla Franco

Pranzini Giovanni

Civita Massimo

Piccini Leonardo

Bibliografia

Forti P., Piccini L., Pranzini G., (1994) Le risorse idriche di emergenza delle Alpi Apuane (Toscana - Italia), Atti del Congresso IAH, Pitagora, Bologna p.304-318 (Pubbl. GNDCI-CNR 1006).

Forti P. (1995) Problemi di approvvigionamento idrico e gestione territoriale nel comune di Lizzano in Belvedere (Bologna), Atti del 2° Conv. Naz. sulla Prot. e Gestione delle Acque Sotterranee, Modena, vol. 1 p. 229-230 (Pubbl. GNDCI-CNR n. 1203).



U.O. 4.10N

VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI DELLE MARCHE ED INDIVIDUAZIONE DI RISORSE IDRICHE SOSTITUTIVE E DI EMERGENZA

Ing. Libero Principi
[9]

Sommario

Le ricerche sviluppate dall'U.O. 4.10N fanno riferimento ai P.S. VAZAR e RISE

Introduzione

L'U.O. 4.10N intende svolgere uno studio idrogeologico sui principali acquiferi della regione marchigiana. La ricerca sarà finalizzata alla valutazione delle risorse idriche, della qualità delle acque sotterranee, della Vulnerabilità degli acquiferi e delle sorgenti, nonchè all'individuazione delle risorse che presentano le caratteristiche necessarie per essere utilizzate come alternative, sostitutive o di emergenza.

Le indagini verranno condotte a scala regionale, con lo scopo di redarre uno schema idrogeologico della regione Marche. Contemporaneamente, le ricerche di dettaglio sui singoli acquiferi saranno sviluppate nel bacino-campione del F.Esino. La scelta dell'area è motivata dalla presenza di più acquiferi, che esemplificano l'idrogeologia delle Marche, e dalla notevole mole di conoscenze acquisite sulla zona con gli studi condotti negli ultimi anni dall'Università di Ancona.

Nell'acquifero alluvionale della pianura dell'Esino le ricerche prevedono il censimento dei pozzi, la determinazione sperimentale di alcuni dei principali parametri idrogeologici e idrodinamici, l'esecuzione di prospezioni geofisiche e di analisi idrochimiche. Inoltre, si provvederà al censimento dei produttori di inquinamento, all'individuazione delle aree con acquiferi a rischio, all'identificazione delle zone da sottoporre a monitoraggio e alla definizione delle zone di salvaguardia degli impianti di captazione.

Per quanto riguarda gli acquiferi carbonatici delle dorsali marchigiane del bacino dell'Esino e della dorsale di Cingoli sono in progetto l'analisi dell'influenza litostrutturale sulla circolazione idrica sotterranea, l'esame del regime delle sorgenti e dei corsi d'acqua, l'esecuzione di prospezioni idrochimiche e isotopiche, la stima dei volumi idrici immagazzinati e la valutazione della Vulnerabilità degli acquiferi.

Conclusioni

Le ricerche sono state finalizzate all'elaborazione e preparazione per la stampa della carta idrogeologica e della vulnerabilità della porzione terminale del bacino idrografico del fiume Esino e della carta idrogeologica di tipo "semiquantitativa" delle Marche centrali, tra i Fiumi Cesano e Potenza.

Tutti gli elementi delle carte, base topografica alla scala 1:10.000, litologia e tettonica, idrogeologia, attività produttiva ecc., sono stati informatizzati utilizzando un GIS.

Nella carta idrogeologica del bacino idrografico del fiume Esino sono riportati anche gli elementi relativi all'attività produttiva come elementi di pericolosità di inquinamento potenziale. La carta è corredata di legenda, schemi e grafici atti a definire la geometria dell'acquifero della pianura, le modalità di alimentazione e circolazione sotterranea, la qualità delle acque, i parametri idrodinamici, i volumi delle risorse idriche presenti e la vulnerabilità degli acquiferi secondo gli schemi elaborati dalla linea di ricerca "Valutazione della Vulnerabilità degli Acquiferi" del G.N.D.C.I .

Nella carta idrogeologica di tipo "semiquantitativo" delle Marche centrali vengono riportati, per tutti gli acquiferi, i dati relativi ai parametri idrodinamici ed idrochimici, alle zone di ricarica, alla circolazione idrica ed in particolare:

* gli idrogrammi delle sorgenti emergenti dagli acquiferi pliocenici, qualità delle acque sorgive e una stima delle risorse idriche immagazzinate;

* le zone in cui sono presenti acquiferi utilizzabili come risorse idriche integrative o di emergenza ai fini della protezione civile;

* le zone in cui si ha una intensa attività produttiva ad alto potenziale inquinante.

L'interesse per tale area è dato dalla presenza di acquiferi carbonatici, nella dorsale di Cingoli e del monte Conero, di acquiferi porosi nella sequenza messiniana e plio-pleisto-cenica e di acquiferi di subalveo nei depositi continentali delle pianure alluvionali. Sono cioè presenti, in piccolo, le caratteristiche idrogeologiche del dominio interno marchigiano e di quello esterno dell'avanfossa.

Si è inoltre iniziato l'indagine relativa alla vulnerabilità degli acquiferi della regione marchigiana integrata dall'analisi della pericolosità potenziale di inquinamento delle acque sotterranee. Le conoscenze acquisite con le ricerche condotte negli ultimi dieci anni (NANNI ET AL., 1986; NANNI, 1990 E 1992; CIANCETTI & NANNI, 1987; COLTORTI & NANNI, 1987; NANNI & VIVALDA, 1987; COLTORTI ET AL., 1991; NANNI, 1985, 1991; NANNI & VIVALDA, 1986, 1992; GARZONIO & NANNI, 1989 E 1992; GARZONIO ET ALII, 1992; CIANCETTI & NANNI, 1989 E 1994; NANNI & VIVALDA, 1994; NANNI,1996; NANNI T., 1996 E NANNI T. ET AL., 1996) sull' idrogeologia della regione, pur non permettendo di valutare la pericolosità ed il rischi reali di inquinamento delle acque sotterranee, permettono di elaborare una schema idrogeologico degli acquiferi regionali e di analizzare la vulnerabilità dei differenti complessi. Lo scopo che tale ricerca si propone è quello di, sulla base dell'analisi dei dati idrogeologici attualmente disponibili, elaborare una carta idrogeologica delle Marche alla scala 1:200.000 in cui siano riportati i seguenti elementi:

* complessi idrogeologici con legenda e grafici esplicativi relativi alla circolazione idrica, alle zone di alimentazione, ai parametri idrodinamici ed alla qualità delle acque sotterranee;

* elementi sulla vulnerabilità degli acquiferi;

* individuazione delle zone in cui la pericolosità e il rischio potenziale di inquinamento delle acque sotterranee risultano maggiormente elevati.

 

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Principi Libero

Mantica Ignazio

Polonara Leonardo

Marcellini Mirco

Nanni Torquato

Principi Marcello

Vivalda Paola

Caprari Maurizio

Cinti Renzo

Diotallevi Luigi

Palpacelli Stefano

Smargiasso Mario

Giacchetta Daniele

 

Bibliografia

Caprari M., Nanni T. & Vivalda P. (1993) - Idrogeologia dell'area tra i fiumi Cesano e Potenza (Marche). 3° Conv. Naz. Giovani Ricercatori, Potenza 28-30 ottobre.

Ciancetti g.f.& Nanni t.(1988) - Note sulla geologia dell'anticlinale di Monte Acuto di Cingoli.Boll.Soc.Geol.It., 108, 553-564, 6 ff., 1 tav. n. t., Roma.

Coltorti M. & Nanni T. (1987) - La bassa Vallesina: geomorfologia, idrogeologia, neotettonica. Boll.Soc.Geol.It. 106, 35-51, 7 fig., 1 tav.f.t.. Roma.

Coltorti M., Nanni T. & Vivalda P.(1992) - La bassa valle del fiume Musone (Marche): geomorfologia e fattori antropici nell'evoluzione della pianura alluvionale. Geogr. Fis. Din. Quat.,101-111,8 ff., Torino .

Garzonio C.A. & Nanni T. (1989) - La pianura alluvionale del fiume Musone:idrogeologia e vulnerabilità dell'acquifero di subalveo. Congr. Int. di Geoingengeria, Vol.1, pp. 501-508, 27-30 settembre, Torino.

Garzonio C.A., Nanni T. & Vivalda P. (1990) - Le pianure alluvionali dei fiumi Esino,Musone e Potenza: idrogeologia e vulnerabilità degli acquiferi. 1° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie ed Obiettivi, 20-22 settembre, Modena.

Garzonio C.A. & Nanni T. (1992) - Idrogeologia della pianura alluvionale del Fiume Musone. Boll.Soc.Geol.It., 13, 5-22 (in stampa).

Nanni T. (1985) - Le falde di subalveo delle Marche: inquadramento geologico, qualità delle acque ed elementi di neotettonica. Ed. Regione Marche, 122pp.

Nanni T.& Vivalda P.(1986) - Caratteri idrogeologici schematici della successione plio-pleistocenica e delle pianure alluvionali delle Marche. Mem. Soc. Geol. It., Vol.35, pp. 12 fig., 3 tabb., Roma.

Nanni T., Pennacchioni E., Rainone M.L.(1986) - Il bacino pleistocenico marchigiano. Estratto da "Atti riun. esc.grup.Sed.C.N.R. sul Pleistocene marchigiano. Ancona 5-7 giugno 1986.

Nanni T. & Vivalda P. (1987) - Influenza della tettonica trasversale sulla morfogenesi delle pianure alluvionali marchigiane. Geogr.Fis.Din.Quat., 10, 180-192.

Nanni T.(1991) - Caratteri idrogeologici delle Marche. In "L'Ambiente fisico delle Marche". Ed. da Regione Marche - S.E.L.C.A., Firenze, pp.177-206.

Nanni T. & Vivalda P. (1993) - Le sorgenti delle dorsali carbonatiche umbro-marchigiane. Conv. Naz. sull'Idrogeologia del Fratturato. Brescia , ottobre, 1991

Nanni T. & Sciarra N. (1994) - Modello matematico per la simulazione del flusso nell'acquifero delle pianura del fiume Esino. Atti 77° Congr. Soc. Geol. It., Bari 23-28 settembre 1994.

Nanni T. & Vivalda P.(1994) - Idrogeologia delle pianure alluvionali dei fiumi Cesano e Potenza. Atti 77° Congr. Soc. Geol. It., Bari 23-28 settembre 1994.

Nanni T. (1994) - Gli acquiferi carbonatici della dorsale carbonatica di Cingoli: idrogeologia, qualità delle acque e bilancio idrogeologico. Estr. da "il bacino del fiume Musone" (in stampa).

Nagli L., Nanni T., Siciliani M. & Vivalda P. (1995) - La vulnerabilità delle sorgenti emergenti dagli acquiferi dei complessi idrogeologici delle dorsali carbonatiche umbro-marchigiane. Quaderni di Geologia Applicata, 2° Conv.Naz. sulla Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi, 17-19 maggio 1995, Modena, 3, 3.81-3.102.

Ciancetti G.F. & Nanni T. (1995)-Idrogeologia della dorsale carbonatica di monte Acuto di Cingoli. Boll. Soc. Geol. It. Quaderni di Geologia Applicata, Ed. Pitagora, Bologna ( in bozze)

Nanni T. (1996) - Caratteri geologici del bacino idrografico del fiume Musone. In " Il bacino idrografico del fiume Musone" (in bozze).

Nanni T. (1996) - Gli acquiferi della dorsale carbonatica di Cingoli: idrogeologia, qualità delle acque e bilancio idrogeologico (in bozze).

Nanni T. (1996) - Le sorgenti minerali nel bacino del fiume Musone. In " Il bacino idrografico del fiume Musone" (in bozze).

Nanni T., Coltorti M., Garzonio C. A. ( 1996) - Il bacino idrografico del fiume Musone: Geologia, Geomorfologia E Idrogeologia. Carta alla scala 1:50.000, S.E.L.C.A., Firenze.




U.O. 4.11

POTENZIALITA' IDROGEOLOGICHE E QUALITA' DELLE ACQUE NEI MASSICCI CARBONATICI PERUGINI

Dott. Giancarlo Marchetti
[10]



Sommario

Le attività di ricerca della U.O. 4.11 hanno fatto capo per il 1995 al P.S. VAZAR con riferimento alla valutazione della vulnerabilità degli acquiferi della Conca Eugubina ed al P.S. VARA per quanto riguarda il problema della ricarica artificiale del campo pozzi di Petrignano di Assisi.

Introduzione

P.S. VAZAR Conca Eugubina

La stesura della Carta di Vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi della Conca Eugubina prevede la realizzazione di una cartografia a scala 1:25.000, redatta secondo la legenda tipo del GNDCI e sarà corredata da carte di sintesi al margine ove saranno riportate varie tematiche. A corredo della carta saranno realizzate delle note illustrative che descriveranno le modalità di realizzazione della stessa carta e illustrati i principali obiettivi raggiunti.

P.S. VARA Ricarica Artificiale nel Campo Pozzi di Petrignano d'Assisi

L'obiettivo prefissato della ricerca in corso è quello di definire la compatibilità geochimica-ambientale di un possibile pronto di ricarica nell'area di Assisi, verificando, a livello di prefattibilità, le modalità idrauliche, idrogeologiche ed idrochimiche più opportune in funzione delle diverse tipologie di rialimentazione artificiale della falda.

Conclusioni

P.S. VAZAR Conca Eugubina


Il territorio del Comune di Gubbio è situato in un settore della Regione caratterizzato da una ridotta presenza di risorse idriche sotterranee; solo la zona alluvionale e la retrostante struttura carbonatica costituiscono le uniche aree ove è possibile reperire quantitativi idrici sufficienti per il rifornimento idropotabile. Tali risorse presentano sia in termini quantitativi che di qualità un carattere limitato anche per il consistente carico inquinante che grava sull'acquifero alluvionale. Per poter reperire aree alternative per l'approvvigionamento idrico occorre riferirsi alle più distanti strutture carbonatiche della zona appenninica quali la dorsale del M. Nerone-M. Catria-M. Cucco e dei M.ti di Gualdo Tadino.

Pertanto, risulta importante sottolineare che le RIS presenti nella Conca Eugubina debbano essere particolarmente salvaguardate sia sotto l'aspetto quantitativo che per la conservazione della qualità delle stesse.

Lo studio idrogeologico ed idrogeochimico sino ad ora condottocon il presente pronto ha permesso di mettere in luce i seguenti aspetti principali:

* Il bacino di alimentazione del Campo Pozzi di Raggio, in conseguenza del sovrasfruttamento dell'acquifero evidenziato anche dalla depressione piezometrica superiore ai 20 metri rispetto alla situazione precedente all'inizio dei prelievi, si è esteso sino ad interessare l'abitato di Gubbio aumentando, di conseguenza la superficie sottosposta al carico inquinante di natura antropica;

* L'alimentazione del campo pozzi è legata, con un rapporto percentuale pressochè simile, alla ricarica del bacino alluvionale e agli apporti laterali provenienti dalla struttura carbonatica a monte;

* Il carico di azoto in falda è risultato consistente ed è presente una vasta area dell'acquifero alluvionale che presenta valoridi concentrazione dei nitrati superiori al limite della CMA per le acque da destinare al consumo umano;

* Alcune valutazioni preliminari hanno permesso di stabilire che una consistente aliquota dei volumi di alimentazione delle acque sotterranee della Conca Eugubina deriva dalla struttura carbonatica (è stimabile una infiltrazione media annua di crco 10 Milioni di metri cubi).

Al termine della presente fase di studio verrà stilato un rapporto illustrativo sulle principali caratteristiche idrogeologiche della Conca Eugubina con la ristrutturazione della configurazione piezometrica media annua e stagionale, l'analisi dei rapporti di interscambio tra acque superficiali e sotterranee, la delimitazione dei bacini di alimentazione, le condizioni di deflusso della falda per la definzione dei sistemi di circolazione idrica sotterranea e la caratterizzazione idrodinamica degli acquiferi.

 

P.S. VARA Ricarica Artificiale nel Campo Pozzi di Petrignano d'Assisi

Dai numerosi studi di carattere idrogeologico ed idrochimico emerge che l'utilizzo dell'acquifero alluvionale in oggetto presenta condizioni di criticità sia in termini quantitativi che qualitativi. Un ulteriore degrado della risorsa disponibile potrebbe aversi in conseguenza della riduzione delle portate defluenti dal F. Chiascio per la presenza della diga di Valfabbrica (circa 150 Milioni di metri cubi).

La realizzazione di un pronto di ricarica artificiale della falda porterebbe ad una integrazione di volumi disponibili per l'utilizzo potabile e ad un decremento del carico inquinante gravante sulle opere di captazione.

L'esame indicativo dei metodi di rialimentazione forzata del sistema acquifero e le valutazioni idrochimiche sulle acque e sulle condizioni di qualità delle falde, hanno fornito le seguenti indicazioni:

* L'adozione di sistemi di ricarica di tipo superficiale non risultano adatti al sistema acquifero in oggetto per la presenza di formazioni a bassa permeabilità che ostacolano l'infiltrazione profonda di acque provenienti dai bacini artificiali e per l'elevato tenore in nitrati che caratterizza i livelli acquiferi superiori;

* L'utilizzo di metodi di ricarica profondi, attraverso l'utilizzo di pozzi di iniezione, permetterebbe di rialimentare i livelli produttivi inferiori caratterizzati da una migliore qualità delle acque. Per questo tipo di ricarica sarebbe necessaria una portata specifica media di 3-4 l/s per metro di innalzamento della colonna d'acqua in pozzo;

* Una prima sperimentazione operativa per la verifica delle modalità più opportune di rialimentazione potrebbe consistere in prove idrauliche e prove di controllo idrochimico, utilizzando le opere di captazione già presenti nell'area di prelievo del campo pozzi, attraverso la realizzazione di una connessione tra un pozzo a basso contenuto in nitrati e uno di quelli della fascia settentrionale che presentano concentrazioni di nitrati elevate;

* Le prove di rialimentazione forzata dovranno prevedere una rete di controllo sia per verificare le fluttuazioni del carico idraulico in funzione dei diversi volumi di ricarica, sia per verificare le variazioni delle concentrazioni relative agli indicatori geochimici.

Collaboratori di ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Marchetti Giancarlo

Giaquinto Stefano

Martini Endro

Boscherini Arnaldo

Vacca Gaetano

Mossone Mario

Terenzi Angela

Guidobaldi Filippo

Bibliografia

Giuliano G., Marchetti G., La contaminazione da nitrati del campo pozzi di Petrignano di Assisi: dagli studi conoscitivi ad un sistema integrato di interventi, presentato al 2° Convegno Naz. Protezione e Gestione Acque Sotterranee, Metodologie, Tecnologie, Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1216 GNDCI)



U.O. 4.12

VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA' DEGLI ACQUIFERI DI ORISTANO E DEL CAMPIDANO SUD-OCCIDENTALE DI CAGLIARI

Prof. Giovanni Barrocu
[11]

 

Sommario

Le attività di ricerca svolta dalla U.O. riguarda i seguenti programmi di ricerca della Linea 4:

1. - Progetto Speciale Vulnerabilità degli Acquiferi in Zone ad Alto Rischio (VAZAR)

2. - Progetto Speciale Risorse Idriche Integrative (RISE)

3. - Valutazione della attuabilità della ricarica artificiale degli acquiferi (VARA)

 

Introduzione

L'U.O. 4.12 è da tempo impegnata in programmi di ricerca afferenti ai diversi progetti di ricerca avviati dalla L.R. 4. Fra questi programmi, nel corso del 1995 si sono sviluppati quello relativo alla valutazione della vulnerabilità degli acquiferi di Oristano e del Campidano sud-occidentale di Cagliari, quello che prevede l'identificazione di risorse idriche integrative e di emergenza nei sistemi carsici del Supramonte della provincia di Nuoro e quello relativo alla sperimentazione di metodologie di ricarica artificiale di un acquifero costiero interessato da fenomeni di intrusione marina.

Conclusioni

Valutazione della vulnerabilità degli acquiferi di Oristano e del Campidano sud-occidentale di Cagliari

La ricerca, avviata da diversi anni nella piana di Oristano si é estesa al Campidano sud-occidentale di Cagliari, dove si è riscontrato il primo caso ufficiale in Sardegna di inquinamento da nitrati di un sistema acquifero sfruttato per l'uso idropotabile. Su richiesta del Comune di Assemini si è identificata l'area di inquinamento diffuso. Si è già predisposta la cartografia GIS di base ed le Cartografie della Vulnerabilità e della Vulnerazione, presentata al convegno di Modena e di Riccione.

Nella zona di Oristano i controlli periodici effettuati hanno messo in evidenza sensibili fenomeni di inquinamento per intrusione salina dovuto agli eccessivi emungimenti delle falde effettuati per uso irriguo per fare fronte alla carenza d'acqua per siccitá. Il problema è particolarmente serio, considerato che dalle falde dipende interamente l' approvvigionamento idropotabile della cittá di Oristano. Viste le elaborazioni fatte con il GIS per la cartografia della vulnerabilitá, il Genio Civile della Provincia di Oristano ha chiesto la collaborazione della U.O 4.12 per organizzare un Sistema Informativo Territoriale atto alla gestione delle risorse idriche sotterranee di tutta la piana. Si è organizzato pertanto l'aggiornamento del DBASE al 1995 delle fonti d'inquinamento, dell'uso dei suoli e della cartografia GIS, estendendo la rete di osservazione già costituita per la cartografia della vulnerabilità.

Attualmente è in corso di stampa presso la ditta ARCA di Firenze la Carta della Vulnerabilità aggiornata al 1995.

 

Riserve idriche strategiche nei sistemi carsici del supramonte di Urzulei, Orgosolo ed Oliena (Nuoro).

Lo studio ha riguardato l'analisi geostrutturale di dettaglio e la definizione delle idrostrutture e degli schemi di circolazione. Si stanno attualmente facendo il bilancio idrogeologico e la quantificazione della risorsa sotterranea, la valutazione della vulnerabilità della risorsa e l'indicazione delle modalità e delle tipologie delle opere di captazione. La ricerca verrà ultimata probabilmente entro il 1996.

Sperimentazione di ricarica di un acquifero costiero per mitigare gli effetti dell'intrusione salina

Nel sistema acquifero della piana deltizia costiera del Rio Santa Lucia, fra i monti di Capoterra e la laguna di Santa Gilla, al margine sudoccidentale del Campidano di Cagliari, si sono identificate le aree dove effettuare esperimenti di ricarica concentrata, a mezzo di pozzo, e nei limiti del possibile di ricarica naturale estensiva per scorrimento, utilizzando i deflussi superficiali stagionali.

Nella zona di sperimentazione, antistante il depuratore del Consorzio Industriale di Cagliari, é stato realizzato un vascone da 20 x 25 metri, per la ricarica dell'acquifero superficiale, che nel primo periodo di prova utilizzerá i reflui del depuratore.

Sono inoltre in fase di realizzazione due pozzi di ricarica per l'acquifero profondo e sei piezometri di controllo, due per ogni acquifero.

I primi risultati si pensa saranno pubblicati entro il 1996.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Barrocu Giovanni

Vernier Antonio

Barbieri Giulio

Balia Roberto

Sambuelli Luigi

Uras Gabriele

Deidda Gianpiero

Sitzia Avellino Mario

Lai Antonio

Contu Giovanna

Atzeni Wania

Bianco Luigi

Ardau Federica

Ghiglieri Giorgio

Muscas Laura

Sciabica Maria Grazia

Sanna Francesco

Raes Hilde

Noli Luigi Michele

Pani Fausto

Sanna Roberta

 

 

Bibliografia

Sciabica M.G., Uras G., Pani F.A., Sanna R.M., Sistema informativo della vulnerabilità nel territorio comunale di Assemini (Sardegna meridionale), lavoro presentato al IV Convegno Nazionale dei Giovani Ricercatori in Geologia Applicata, Riccione, Ottobre, 1994.

U.O. 4.12, Carte della vulnerabilità intrinseca e della vulnerazione dell'agro comunale di Assemini, lavoro presentato al Convegno CNR-GNDCI 10 Anni, Roma, Dicembre, 1994.



U.O. 4.13

RISCHIO DI CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE E MODALITA' DI INTERVENTO

Dott. Giuseppe GIULIANO
[12]

Sommario

Le attività della U.O. 4.13 ricadono nei progetti di ricerca B.I.A.S. e Q.U.A.S.

Introduzione

Le attività nel settore del progetto B.I.A.S. riguardano la riqualificazione e l'aggiornamento della Banca dati dei casi di inquinamento delle acque sotterranee predisposta nel passato dall'I.R.S.A. e l'implementazione del collegamento in rete con il Dipartimento della Protezione Civile.

Le attività nel settore del progetto Q.U.A.S. hanno come obiettivo la predisposizione di una carta sperimentale a media scala della qualità delle acque sotterranee della Pianura Padana.

Conclusioni

Nel secondo semestre 1995, è continuata la raccolta delle informazioni per l'aggiornamento della Banca Dati sui casi di inquinamento delle acque sotterranee ad uso idropotabile, mediante la rete di operatori istituzionali individuata.

La raccolta viene effettuata mediante la scheda censuaria standardizzata messa a punto all'inizio della attività.

Sono state raccolte fino ad ora 278 schede relative a casi di inquinamento accertati o latenti, così distribuite:

* - Valle d'Aosta n. 13

* - Piemonte n. 37

* - Lombardia n. 28

* - Emilia Romagna n. 18

* - Toscana n. 20

* - Campania n. 24

* - Sicilia n. 60

* - Sardegna n. 1

* - Veneto n. 28

* - Friuli Venezia Giulia n. 1

* - Puglia n. 17

* - Umbria n. 11

* - Marche n. 16

* - Abruzzo n. 4

Nell'ambito del progetto Q.U.A.S. è proseguita la raccolta delle informazioni documentali presso gli Enti gestori delle acque per la predisposizione della cartografia a media scala della qualità di base delle acqque sotterranee della Pianura Padana, obiettivo finale della attività. Per il momento è già stata predisposta, in collaborazione con l'U.O. 4.8, una cartografia limitata all'Emilia Romagna. Parallelamente sono state condotte altre due sperimentazioni di mappatura in situazioni idrogeologiche particolari: l'acquifero pugliese, in collaborazione con l'U.O. 4.14 e la Piana di Lucca.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Giuliano Giuseppe

Cicioni Giovanbattista

Carone Giuseppe

Caggiati Giuseppe

Cavallin Angelo

Piazza Domenico

Zinelli Dino

 

Bibliografia

Caputo M.C., Giuliano G., Tadolini T., Vurro M. - Classificazione e mappatura speditiva della qualità delle acque sotterranee a fini potabili: sperimentazione nell'acquifero costiero del Salento - Atti 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee - Modena, 1995 - V.4 (Pubbl. N. 1280).

Caputo M.C., Giuliano G., Passarella G., Vurro M. - Valutazione della qualità delle acque sotterranee a scopo potabile nella Piana di Lucca - GEAM, Torino 1995 (Pubbl. N. 1327)



 

U.O. 4.14

PROTEZIONE DELLE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE, PROBLEMATICHE DI INQUINAMENTO, VALUTAZIONE DI RISERVE STRATEGICHE

Prof. Vincenzo Cotecchia
[13]

Sommario

I programmi di ricerca dell'U.O. 4.14 afferiscono ai progetti di ricerca RISE e VAZAR della L.R. 4.

Introduzione

Le ricerche della U.O. riguardano lo studio dello stato di inquinamento e dei caratteri idrologici dei principali bacini idrogeologici pugliesi e lucani. E' previsto, nell'ambito dello studio di risorse da vincolare come riserve strategiche, anche lo studio per la captazione di sorgenti sottomarine. E' prevista infine la stesura della carta di vulnerabilità dell'acquifero murgiano-salentino.

Conclusioni

Nell'ambito delle problematiche relative al recupero di risorse idriche non convenzionali, è stato condotto uno studio mirante alla verifica delle possibilità di utilizzo di una serie di efflussi idrici subaerei presenti nell'area costiera tra Torre Columena e Porto Cesareo (Lecce).

Indagini di tipo idraulico, misure in situ di parametri chimico-fisici, oltre che prelievi per analisi chimiche e radioisotopiche, sono state condotte presso i canali esistenti in zona e presso bacini di calma a marea. Le indagini hanno anche interessato numerosi pozzi ubicati a monte della fascia costiera interessata dallo studio.

Lo studio ha consentito di delineare la circolazione idrica sotterranea relativamente ad un'ampia fascia costiera, è stato quindi possibile definire ipotesi di recupero delle acque salmastre aventi una salinità di circa 3 g/l e defluenti a mare per una portata complessiva di circa 300 l/s, che attualmente risultano del tutto inutilizzate.

Parallelamente sono proseguite le attività di monitoraggio periodico attraverso l'acquisizione di profili termo-salinometrici presso il pozzo-spia di Leggiadrezze (Ta) ubicato entroterra rispetto alla sorgente sottomarina Galeso: tale attività è finalizzata, con studi a lungo termine, alla definizione delle possibilità di utilizzo delle acque salmastre della sorgente quale risorsa integrativa per l'attività agricola delle zone limitrofe.

Oltre agli studi relativi all'utilizzo di risorse non convenzionali, restano fondamentali gli studi fnalizzati alla protezione ed alla salvaguardia delle acque dolci sotterranee presenti nell'acquifero carbonatico e carsico delle Puglie. Si è quindi avviato uno studio di dettaglio, relativamente ad una ampia porzione di territorio a ridosso della fascia costiera tarantina, allo scopo di ricostruire il sistema dei deflussi dalle aree di alimentazione sino all'emergenza attraverso una serie di sorgenti costiere, utilizzando dati chimico-fisici ed isotopici.

Nell'ambito delle ricerche miranti a verificare le potenzialità di nuove risorse idriche sotterranee, è stato completatato uno studio riguardante l'utilizzabilità di falde artesiane intercettate da perforazioni profonde eseguite recentemente nel Tavoliere di Puglia. In tale regione la risorsa principale per gli usi irrigui è costituita dalla falda superficiale circolante nei terreni sabbioso-conglomeratici marini (Pliocene) e continentali (Quaternario). Tale falda era, sino ad un ventennio addietro, in condizoni artesiane e presentava quote piezometriche spesso superiori al piano campagna. Il massiccio sfruttamento di tale falda ha causato depressioni importanti della superficie piezometrica, al punto che in molte aeree è praticamente impossibile procedere ad altre estrazioni.

Una falda nota come "profonda" è presente nelle masse carbonatiche del Mesozoico che costituiscono il basamento geologico e che, nel Tavoliere, risultano sprofondate e ricoperte dalla potente formazione argillosa sedimentata nel ciclo trasgressivo conseguente alla formazione dell "Fossa Bradanica". A parte le notevoli profondità (anche superiori ai 2000 metri) che le perforazioni dovrebbero raggiungere per intercettare l'acquifero mesozoico, le acque circolanti nel basamento non risultano utilizzabili dato l'elevato grado di salsificazione (per miscelamento con acque salate di origine marina) che esse posseggono. Le necessità espresse nell'area specialmente dal comparto agricolo ha spinto l'interesse della ricerca verso le predette falde artesiane che sono state rinvenute intercluse nella formazione argillosa pliocenica, a profondità di qualche centinaia di metri dal piano campagna. Tali falde sono state rinvenute in livelli sabbioso-limosi (variazioni verticali di facies) dello spessore medio di 30 metri. Misure di permeabilità, trasmissività ed immagazzinamento eseguite in regime permanente e transitorio, indicano modeste possibilità di utilizzo di tali risorse. Un modello geochimico, basato sull'effetto di "refreshening" operato dalla circolazione di acque dolci in un mezzo precedentemente occupato da acque salate, ha confermato che le velocità di filtrazione sono dell'ordine del metro per anno; valutazioni circa l'età di tali acque, basate sull'analisi del C14, e circa la loro provenienza, basate sull'analisi della composizione in isotopi stabili (dD ed O18), hanno portato alla conclusione che i livelli artesiani traggono alimentazione dalla falda circolante nel contiguo massiccio carbonatico della Murgia e che le acque oggi circolanti in tali livelli si sono infiltrate in un periodo climatico diverso dall'attuale.

Merita mettere in evidenza l'aspetto metodologico dello studio: per il raggiungimento dell'obiettivo sono state impiegate diverse metodologie di indagine e diverse metodologie di interpretazione dei dati (multitracing approach): i risultati sono stati infatti sottoposti ad una verifica incrociata consentendo una ricostruzione molto affidabile del modello idrogeologico dell'acquifero indagato.

Nell'ambito dell'attività di ricerca sono state condotte e sono tuttora in corso ricerche nell'alta valle del Fiume Agri, al fine di definire i caratteri idrogeologici e idrodinamici della cospicua falda idrica presente nei massicci carbonatici esistenti al margine della valle e nei depositi alluvionali di colmamento della stessa. A tutt'oggi è stato portato a termine lo studio idrogeologico e la valutazione della vulnerabilità della falda relativamente ai rilevanti acquiferi dei Monti Volturino e Calvelluzzo in sinistra del Fiume Agri. Di tali strutture idrogeologiche sono state censite le sorgenti e, delle 14 più importanti per portata, posizione o carattere chimico-fisico, sono stati analizzati i caratteri chimico-fisici. Le rocce affioranti in questo settore, in massima parte riconducibili alle Unità Lagonegresi, sono rappresentate, dal basso verso l'alto, da: marne silicifere ed argillose rosse e verdastre, arenarie a grana fine (Formazione di Monte Facito, Trias medio), calcari e calcilutiti grigi con liste e noduli di selce (Calcari con Selce, Trias superiore), diaspri policromi ed argilliti silicifere variegate (Scisti Silicei, Giurassico), argilloscisti e marne silicifere grigiastre (Flysch Galestrino, Giurassico sup. - Cretacico). Ad est del Monte Volturino sono inoltre presenti dolomie (Trias) e calcari dolomitici (Giurassico - Cretacico), riconducibili alla piattaforma campano-lucana in sovrascorrimento sulle unità lagonegresi. Il Flysch Galestrino, praticamente impermeabile, cintura la dorsale calcareo-silicea, permeabile per fessurazione ed ospitante le acque sotterranee che vengono a giorno in corrispondenza delle sorgenti investigate. Dal punto di vista strutturale l'area è caratterizzata dalle strutture anticlinaliche del M. Volturino e del M. Lama, dissecate da importanti faglie dirette, talune delle quali caratterizzate anche da un apprezzabile rigetto orizzontale. L'acquifero che alimenta tutte le principali sorgenti è di natura carbonatica e riusulta suddiviso in quattro strutture minori da due allineamenti di faglie: il primo con direttrice circa NNW-SSE e il secondo grossomodo E-W e dal sovrascorrimento tra le due unità lagonegresi. La vulnerabilità intrinseca dell'acquifero è stata valutata considerando quei fattori e/o parametri che (direttamente e/o indirettamente) condizionano la possibile immissione e diffusione di sostanze inquinanti, generalmente idroveicolate, nella falda sotterranea.

Il sistema di valutazione utilizzato è di tipo a punteggi e pesi (PCSM).

L'algoritmo è stato applicato a tutte le celle rappresentative di una precisa porzione di territorio. Quest'ultimo infatti è stato discretizzato in celle quadrate di 500 m di lato (25 ha) formanti una maglia di forma irregolare. Le risultanze dell'elaborazione effettuata hanno individuato quei settori che per caratteristiche proprie risultano maggiormente esposti al rischio di inquinamento. La metodologia utilizzata, benchè ricalchi le linee guida di metodi ampiamente applicati in altre aree del nostro paese ha dovuto essere adeguata alle carattteristiche del territorio studiato ed alla disponibilità dei dati. Coerentemente con le previsioni, le aree a vulnerabilità maggiore corrispondono con quelle caratterizzate da litologie calcareo-silicee ad elevata densità di fratturazione espsote in versanti a debole pendenza. In definitiva per un'area come quella considerata, complessivamente poco antropizzata è quindi virtualmente priva di centri di pericolo, è possibile considerare la vulnerabilità intrinseca corrispondente a quella integrata.

Altri studi sulla vulnerabilità hanno riguardato gli acquiferi dei Monti di Maratea che, essendo costituiti da rocce carbonatiche, sono sede di estesi acquiferi che raccolgono una preziosa riserva idrica situata in corrispondenza di un'area costiera tirrenica con spiccata vocazione turistica. Allo stesso tempo la circolazione idrica dovuta a tali falde costituisce un fattore di rischio per la stabilità dei versanti laddove le acque sotterranee provenienti dall'ammasso carbonatico entrano in contatto con i detriti di falda e con le formazioni argillose che cingono i Monti di Maratea. Nel suo complesso l'area è caratterizzata da un assetto strutturale molto articolato che determina, a luoghi la sovrapposizione tettonica dei complessi carbonatici sulle rocce marnoso-argillose e, a luoghi, una sovrapposizione di complessi carbonatici a facies diversa. In questo modo è possibile individuare due ambienti idrogeologici principali. Il primo, posto a nord della linea Maratesa-Brefaro-Piano dei Peri, è caratterizzato da un acquifero delimitato verso il basso da un ben definito limite di permeabilità, ed alimenta sia l'ampio fronte sorgivo della valle del T. Fiumicello sia la Sorgente Parrutta situata in corrispondenza del contrapposto versante ovest. Il secondo ambiente idrogeologico risulta connesso direttamente con il mare e con il fondovalle del F. Noce. Le peculiarità ambientali ed economiche di questa particolare area rendono particolarmente interessante l'approccio alla valutazione della vulnerabilità della falda acquifera in corrispondenza dei diversi ambienti idrogeologici ed antropici regnanti. In partoclare, per quanto riguarda la valle del T. Fiumicello, recentemente soggetta ad una forte espansione edilizia, è stato ulteriormente approfondito il livello di analisi realizzando una cartografia operativa di dettaglio maggiore tenendo in conto tutti i centri di pericolo ed i rischi connessi all'esercizio di impianti acquedottistici e fognari in un territorio soggetto a lenti e progressivi movimenti del terreno.

Nell'ambito della definizione delle risorse idriche suscettibili di una loro utilizzazione di emergenza, si deve tenere conto che il noevole e rapido sviluppo socio-economico verificatosi in questi ultimi decenni ha vieppiù marcato la precarietà del sistema idrogeologico pugliese, originando diverse situazioni di rischio per la qualità delle risorse idriche sotterranee. Si fa sempre più massicciamente ricorso ai prelievi della falda idrica sotterranea per gli usi potabili, irrigui ed industriali; allo stesso tempo l'acquifero divebta sempre più il ricettacolo di acque reflue civili od industriali. In tutta la nostra regione si è in presenza di una duplice tipologia di inquinamento, attribuibile alle attività antropiche:

* quella salina progressiva, che coinvolge porzioni sempre più estese di territorio, con una riduzione delle disponibilità idriche sotterranee di qualità idonea;

* quella chimico-fisica, anch'essa sempre più ignificativa, localizzata intorno alle aree urbanizzate.

In particolare l'elevata concentrazione di popolazione nelle aree urbane comporta un aggravamento delle problematiche che incidono sulla qualità della risorsa sino a provocare gravi fenomeni di inquinamento, in alcuni casi solo transitori, ma generalmente irreversibili.

Si è quindi condotto uno studio che ha evidenziato come le attività antropiche incidano sulle caratteristiche chimico-fisiche delle acque sotterranee presenti nelle porzioni di acquifero sottostanti le aree urbanizzate. In particolare si fa riferimento al caso emblematico della città di Bari, dove l'acquifero è di tipo carbonatico e costiero, caratterizzato dalla presenza della "falda profonda" sostenuta alla base da acqua di mare di invasione continentale. La qualità delle acque sotterranee rinvenibili nel sottosuolo di Bari e del suo immediato hinterland è da tempo condizionata e limitata dall'eccessivo prelievo dalla falda, per gli usi agricoli ed industriali e dal disordinato smaltimento delle acque civili sul suolo e nel sottosuolo; oggigiorno, in prossimità delle aree densamente urbanizzate, è anche oggetto di forti e localizzati prelievi destinati agli impinati di climatizzazione civile ed industriale con o senza reimmissione nell'acquifero. Tale uso della falda è generalmente privo di qualsiasi progettazione ed autorizzazione, nonostante la vigente normativa regionale, ed i prelievi sono talora intensi. Dallo studio è emerso come il sistema sia fortemente vulnerabile e come l'intensa urbanizzazione e l'uso indiscriminato che si fa delle acque sotterranee produca degli effetti che oggi non sono più accettabili anche perchè sono praticamente irreversibili su tempi brevi. E' quindi necessario che qualsiasi intervento che interessi le acque sotterranee debba essere valutato con particolare attenzione, in proiezione temporale, alle conseguenze sui caratteri chimico-fisici che le falde presentano, ricorrendo anche al valido ausilio dei modelli numerici. In un siffatto contesto è altresì fondamentale poter disporre di una rete per il monitoraggio chimico-fisico delle acque peraltro di difficile realizzazione nella scelta delle ubicazioni ottimali, data la riconosciuta variabilità spaziale e temporale dei parametri esaminati. Infine, la crescente richiesta di acqua per uso potabile e le difficoltà a reperire nuove fonti idonee al consumo umano hanno contribuito a stimolare lo sviluppo di metodologie innovative per caratterizzare la qualità delle acque sotterranee in maniera sintetica e speditiva ai fini di una programmazione dell'uso sia per l'approvvigionamento ordinario sia per le condizioni di emergenza. In questo ambito si sta sviluppando un programma di ricerca che ha come obiettivo quello di individuare in una falda idrica sotterranea le aree che presentano acque con caratteristiche differenti, in funzione della qualità di base e dell'eventuale costo del trattamento necessario per renderle potabili. In tal modo, in caso di necessità si potrebbe ricorrere all'acqua che necessita del trattamento di potabilizzazione meno costoso oppure, nella migliore delle ipotesi, si emungerebbe direttamente acqua nell'area con caratteristiche idonee all'uso potabile. La classificazione speditiva delle acque sotterranee si basa su pochi parametri analitici che caratterizzano significativamente le condizioni generali di qualità delle risorse idriche sotterranee, relativamente alle situazioni idrogeochimiche ed alle modalità di contaminazione. La scelta dei parametri è stata guidata originariamente da alcune considerazioni sullo specifico significato degli stessi; in particolare si sono considerati i parametri chimico-fisici e quelli indesiderabili. Lo schema di classificazione è stato applicato alle risorse idriche sotterranee del basso Salento con l'intento di verificarne l'applicabilità in un contesto idrogeologico particolare come quello di un acquifero carbonatico con circolazione idrica in condizioni prevalentemente freatiche e soggetto a fenomeni di inquinamento salino, e quindi di dare indicazioni sulle caratteristiche della qualità delle acque in quella zona. Le concentrazioni dei singoli parametri sono state elaborate utilizzando un sofware che produce carte di isoconcentrazione in formato vettoriale. Al fine di interpolare i valori delle concentrazioni è stata utilizzata una tecnica di kriging considerando sempre il modello di variogramma che meglio interpola i dati in osservazione. Per poter applicare la metodologia proposta sono state costruite mappe con identico livello di qualità delle acque sotterranee. A tale proposito sono stati utilizzati prodotti software in grado di trasformare in formato raster le informazioni vettoriali al fine di poterle elaborare e, successivamente, rappresentare. Il sistema IDRISI, essendo un GIS, rende possibile eseguire una serie di operazioni su immagini georeferenziate e quindi è stato utilizzato per realizzare la sovrapposizione delle mappe dei singoli parametri ed ottenere quelle complessive. Come noto la rappresentazione raster è una tecnica di elaborazione che consiste nel suddividere l'area in esame in una fitta griglia; in ogni cella di tale griglia viene memorizzato un valore numerico che esprime una caratteristica chimica o fisica. Le mappe relative ai parametri chimico-fisici ed a quelli chimico-biologici sono state realizzate sovrapponendo le carte relative alle singole sostanze e assegnando a ciascun punto della griglia di discretizzazione la classe peggiore riscontrata. Le mappe elaborate mostrano una tendenza al peggioramento della qualità dell'acqua sotterranea dalle zone interne verso la costa. Per quanto attiene le sostanze indesiderabili si può notare che le zone "ottimale" sono molto limitate mentre la qualità "scadente" è presente soprattutto in una fascia centrale. La procedura di incrocio ha consentito di zonizzare l'area in esame ottenendo un quadro ben rappresentativo e di facile lettura della realtà che mette in evidenza come l'inquinamento sia diffuso in tutta la falda idrica sotterranea dell'acquifero salentino. La qualità "ottima" dell'acqua sotterranea è ristretta a piccolissime zone della penisola salentina. Questo ci consente di affermare con buona approssimazione che sono necessari trattamenti per utilizzare la risorsa idrica a fini potabili. L'analisi condotta e la cartografia proposta permettono alcune considerazioni sulla qualità delle acque sotterranee del basso salento. Queste sono interessate da un inquinamento diffuso anche se a luoghi modesto, soprattutto sotto il profilo fisico-chimico. Vi sono tuttavia delle porzioni rilevanti e delle aree di intensa attività agricola in cui l'acquifero è a rischio per la presenza concomitante di inquinanti sia di tipo chimcio che microbiologico. La qualità complessiva delle acque risulta da media a scadente quasi ovunque nell'area esaminata, evidenziando così la necessità di ricorrere a trattamenti più o meno spinti per renderle idonee all'uso potabile. Attualmente è in fase di elaborazione un affinamento della metodologia descritta che tiene conto della natura del parametro inquinante e del trattamento necessario per la potabilizzazione dell'acqua in situazioni di emergenza o di normale gestione.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Cotecchia Vincenzo

Trizzino Rosamaria

Daurù Marcellino

Tadolini Tiziano

Pagliarulo Rosa

Spizzico Michele

Dragone Mario

Sciannamblo Donato

Di Prima Antonio

Tulipano Luigi

Polemio Maurizio

Cursoli Annabella

Fidelibus Maria Dolores

Amantonico Natale

Corposanto Anna

Bibliografia

Tadolini T., Sciannamblo D., Sdao F., Spizzico M., Sulle possibilità di recupero di efflussi idrici in aree costiere della zona compresa tra T. Columena e P. Cesareo (Lecce), presentato al 2° Convegno Naz. Protezione e Gestione Acque Sotterranee, Metodologie, Tecnologie, Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995 (Pubbl. n. 1196 GNDCI)




U.O. 4.15N

VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA' DEGLI ACQUIFERI DA AGROCHIMICI

Prof. Attilio A.M. Del Re
[14]

Sommario

Il progetto di ricerca della U.O. 4.15N ricade all'interno del programma speciale per la previsione e la prevenzione del rischio di inquinamento delle acque sotterranee (RIAS).

 

Introduzione

L'obiettivo principale del progetto é la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi in aree campione a scala provinciale e la definizione di strumenti previsionali utilizzabili a scopi cartografici.

In particolare, nel 1995 l'unità si era posta i seguenti obiettivi:

1. elaborare protocolli di studio per la valutazione della mobilità di agrochimici nel suolo mediante studi lisimetrici e di campo;

2. stilare una rassegna critica di modelli matematici sviluppati che simulano il movimento degli agrochimici nel profilo del suolo insaturo prevedendone le concentrazioni più probabili nel terreno e nelle acque di percolazione;

3. analisi dei modelli più semplici, da utilizzare come supporto all'elaborazione delle carte di vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi da agrochimici e di modelli più complessi per la quantificazione dei processi su scala puntuale;

4. creare mappe di vulnerabilità e di rischio degli acquiferi (con solo riferimento agli antiparassitari) per la Provincia di Piacenza e di Modena.

Conclusioni

Definizione di un protocollo di studio lisimetrico per la valutazione della mobilità nel profilo del suolo insaturo.

E' stato redatto un protocollo per lo studio lisimetrico della mobilità degli agrochimici nel suolo in condizioni prtaiche di uso (Capri et al., 1995). Il protocollo è stato strutturato inn modo da ottenere informazioni minime per la valutazione della potenzialità degli agrochimici ad inquinare le acque sotterranee e per effettuare confronti tra più sostanze. In questo modo è possibile validare i modelli matematici applicabili a scala più ampia (bacino, etc.).

Rassegna di strumenti previsionali

E' stata prodotta una rassegna di tutti i modelli matematici che simulano il comportamento degli agrochimici, in particolare la percolazione nello strato insaturo. Questi modelli sono strumenti previsionali utili per prevedere le probabili concentrazioni che raggiungono le acque di falda immediatamente al di sotto dello strato insaturo e risultano essenziali per la valutazione della vulnerabilità dei siti.

 

Base di dati sulle caratteristiche chemiodinamiche degli antiparassitari

E' stata realizzata una base di dati sulle proprietà chimico-fisiche degli antiparassitari più utilizzati in Italia e in Europa. Questi dati sono essenziali per la valutazione del comportamento ambientale e per le stime di potenziale pericolo di contaminazone delle falde e rappresentano anche gli imput per l'uso dei modelli. La pubblicazione di questi dati è riportata in allegato alle monografie sulla vulnerabilità all'inquinamento da antiparassitari in corso di pubblicazione

Carte di vulnerabilità all'inquinamento da antiparassitari

La valutazione della vulnerabilità e del rischio di inquinamento degli acquiferi da antiparassitari è stata effettuata impiegando un modello di simulazione. Le caratteristiche chimico-fisiche dei terreni, associate ai dati climatici e di uso del suolo, sono utilizzate dal modello come input. Il modello individua zone a diverso rischio intrinseco che possono essere poi cartografate. Tale metodologia, già validata con dati sperimentali (Trevisan et al., 1995), è stata applicata in due aree della Provincia di Piacenza ed avvalendosi della collaborazione del Laboratorio di Chimica Agraria ed Ambientale della Provincia di Piacenza. Le mappe prodotte in scala 1:25.000 sono in corso di pubblicazione. Analogamente, si stanno approntando, in collaborazione con l'U.O. 4.8, carte in scala 1:25.000 della Provincia di Modena.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Del Re Attilio Amerigo Maria

Capri Ettore

Trevisan Marco

Boccelli Raffaella

Bibliografia

Trevisan M., Nassisi A., Russo E., Sassi E., Del Re A.A.M. - Mappe di vulnerabilità dell'acquifero da pesticidi per la Provincia di Piacenza - 2° Convegno Naz. Protezione e Gestione Acque Sotterranee, Metodologie, Tecnologie, Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995

Capri E., Francaviglia R., Moretti R., Trevisan M. (1995) - Valutazione della contaminazione di acque di falda da agrochimici. Un protocollo di studio lisimetrico - 2° Convegno Naz. Protezione e Gestione Acque Sotterranee, Metodologie, Tecnologie, Obiettivi, Modena, 17-19 Maggio, 1995




U.O. 4.16

CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE E VULNERABILITA' ALL'INQUINAMENTO DEGLI ACQUIFERI NELLA SICILIA CENTRO-ORIENTALE

Prof. Vincenzo Ferrara

[15]


 

Sommario

L'attività di ricerca nel 1995 si è sviluppata nel quadro del progetto VAZAR, in prosecuzione di quanto già realizzato relativamente alla vulnerabilità degli acquiferi della Sicilia orientale, ed ha interessato contemporaneamente il progetto RISE, per quanto riguarda l'individuazione di condizioni idrogeologiche favorevoli per l'utilizzazione di risorse idriche alternative e di emergenza, in previsione di crisi idriche determinate da siccità o da inquinamento delle risorse attualmente utilizzate.

Introduzione

Progetto Vazar

L'attività di ricerca è stata finalizzata alla valutazione e omogeneizzazione dei dati acquisiti nell'estremo settore sud-orientale dell'area peloritana ed alla stesura definitiva della carta di vulnerabilità degli acquiferi dell'intero settore nord-orientale della Sicilia.

Contemporaneamente ci si è posti l'obiettivo di completare la ricerca avviata nell'area della Piana di Catania, la quale si pone tra le estreme propagini del massiccio vulcanico dell'Etna ed il margine settentrionale dell'Altopiano Ibleo. Tale area collega quindi quella vulcanica, già trattata con le prime ricerche sviluppate nell'ambito del progetto VAZAR, e quella interessata dalle ricerche dell'U.O. 4.17, che hanno portato alla stesura delle relative carte di vulnerabilità, già pubblicate.

Pertanto, con il completamento delle ricerche su tale area e con la redazione della relativa carta di vulnerabilità si potrà disporre di un quadro completo delle condizioni dell'intero settore orientale dell'Isola.

 

Progetto RISE

La ricerca afferente a tale progetto, già avviata negli anni precedenti, si è posta come obiettivo l'individuazione e la caratterizzazione di settori dell'area etnea e dell'area peloritana suscettibili di fornire risorse idriche sotterranee da utilizzare in casi di emergenza.

In base ai dati acquisiti si è ritenuto utile per l'area vulcanica etnea studiare sistemi di razionalizzazione dei prelievi e di regolazione dei deflussi sotterranei, date le attuali condizioni di sfruttamento di tali acquiferi e l'importanza che essi rivestono per l'economia di un esteso territorio, tenuto conto delle ricorrenti crisi idriche determinate parte da fenomeni di siccità e parte da disfunzioni e irrazionalità di gestione delle risorse disponibili. Ciò risulta ancora più significativo se si ipotizza, come tutto lascia prevedere, un ulteriore deterioramento di tali risorse a breve termine, che potrà rendere non più idonee le acque per gli usi idropotabili, a meno di onerosi trattamenti di potabilizzazione.

Per quanto riguarda l'area peloritana, ed in particolare gli acquiferi alluvionali ampiamente sfruttati, il predetto obiettivo è stato perseguito sempre nell'ottica di una razionalizzazione dei prelievi dal subalveo di alcuni corsi d'acqua a regime torrentizio ("fiumare") che presentano un maggiore sviluppo sia del bacino idrografico che dei depositi alluvionali di fondo valle nei tratti medio-terminali delle valli. A tale scopo sono stati studiati sistemi adatti all'ambiente in cui si collocano le risorse individuate, al fine di conseguire il risultato anzidetto.

Conclusioni

Progetto VAZAR

Per quanto riguarda il progetto VAZAR è stata completata l'acquisizione dei dati relativi al settore di territorio peloritano indicato nel programma dell'anno precedente e che completa il quadro di questa parte orientale dell'Isola.

In particolare, ciò ha riguardato il tratto di versante ionico dei Monti Peloritani compreso tra gli abitati di Roccalumera e di Giardini Naxos.

Applicando le metodologie precedentemente utilizzate sono state così definite sia la geometria dei sistemi acquiferi, rappresentati sostanzialmente dai depositi alluvionali presenti sui fondi valle torrentizi e dai depositi costieri, sia le caratteristiche idrodinamiche e idrochimiche di tali acquiferi. Su tali basi si è delineato il quadro della vulnerabilità all'inquinamento di detti acquiferi.

E' stato quindi effettuato il censimento dei potenziali produttori di inquinamento presenti, valutandone la pericolosità anche in relazione ai punti di attingimento delle acque per scopi potabili.

A completamento di tale lavoro si è proceduto ad omogeneizzare e correlare tutti i dati rilevati nel versante ionico del territorio, relativi alle manifestazioni acquifere naturali ed alle opere di captazione, ponendo particolare cura nel valutare le condizioni di quelle manifestazioni le cui acque sono utilizzate per l'approvvigionamento idropotabile dei numerosi comuni della Provincia di Messina.

I dati acquisiti sui soggetti identificati come produttori di sostanze inquinanti sono stati messi in relazione con i principali elementi idrogeologici del territorio e con le condizioni di vulnerabilità degli acquiferi. Ciò ha permesso di identificare lo stato di pericolosità a cui sono soggette le risorse idriche sotterranee contenute negli acquiferi studiati.

Tale attività si è concretizzata nella stesura definitiva della "Carta della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi dell'Area Peloritana (Sicilia NE)", alla scala 1:50.000, attualmente in corso di stampa e che verrà divulgata nei primi mesi del 1996 come pubblicazione G.N.D.C.I. (n. 1321) completa di note illustrative. Oltre alla carta sarà disponibile una banca dati contenente gli elementi più significativi ai fini della caratterizzazione degli acquiferi e dalle fonti di inquinamento reale o potenziale, compresa la valutazione della quantità di inquinanti prodotti su base giornaliera, mensile e annua e che vengono immessi nell'ambiente in assenza di adeguati trattamenti.

Per quanto riguarda la Piana di Catania, i dati acquisiti sulla composizione dei depositi e sulle loro caratteristiche idrogeologiche hanno permesso di individuare settori del territorio caratterizzati da condizioni diverse relativamente all'esistenza ed alla potenzialità degli acquiferi alluvionali.

L'eterogeneità verticale e laterale di tali depositi comporta infatti, unitamente a significative variazioni del loro spessore, una accentuata variabilità di condizioni, che si traducono in una diversa produttività dei pozzi esistenti.

La maggiore densità dei pozzi per uso agricolo e industriale in alcuni settori della pianura testimonia la predetta eterogeneità e induce locali condizioni di sovrasfruttamento degli acquiferi. Ciò si evidenzia dall'andamento delle curve isopiezometriche, ricostruito in base al rilevamento dei livelli d'acqua nei pozzi censiti.

L'attività di ricerca ha interessato anche le aree marginali della pianura, ossia le colline a nord, costituite da depositi detritici analoghi alle alluvionali della pianura e da termini sabbioso-siltosi e argilloso-limosi, nonchè il margine dell'Altopiano Ibleo, che delimita a sud la pianura, costituito da termini calcarenitici e vulcanici. In tale contesto sono stati definiti il significato idrogeologico dei predetti termini e la loro influenza sulla circolazione idrica nell'area di pianura.

E' stata quindi definita la vulnerabilità degli acquiferi alluvionali in relazione all'assetto idrogeologico, alla diversa distribuzione delle falde, alle condizioni idrodinamiche, alle caratteristiche dei depositi superficiali ed ai rapporti con le acque dei fiumi Simeto, Dittaino e Gornalunga, che attraversano la pianura, nonchè con quelle drenate dai numerosi canali di bonifica.

Il censimento delle possibili fonti di inquinamento, quì rappresentate da attività industriali, agricole e zootecniche, ha messo in evidenza, attraverso la loro localizzazione ed in rapporto alla vulnerabilità prima definita, le aree soggette a maggiore pericolo per fenomeni di ingestione di sostanze potenzialmente inquinanti, con conseguente grave deterioramento della qualità delle acque sotterranee.

Per completare il quadro della vulnerabilità del territorio, da rendere in forma cartografica definitiva, verranno completate le indagini relative alla caratterizzazione idrochimica degli acquiferi, alla valutazione degli apporti in subalveo dei bacini dei corsi d'acqua anzidetti ed alle variazioni stagionali delle falde, previste nel programma dell'anno 1996. In particolare, gli aspetti relativi alle caratteristiche idrochimiche assumono notevole significato, data la composizione delle acque provenienti dai bacini idrografici dei fiumi Dittaino e Gornalunga, influenzata dalla natura dei termini litologici ivi affioranti.

Progetto RISE

Per quanto riguarda il progetto RISE è stato portato avanti lo studio di alcuni settori dell'Etna per definirne la suscettività ai fini di una utilizzazione delle risorse idriche ivi presenti nei casi di crisi idrica determinata da siccità o da inquinamento delle fonti in atto utilizzate. In tale contesto sono state individuate alcune soluzioni tecniche che fanno riferimento a sistemi di captazione e regolazione dei deflussi sotterranei, in connessione con i principali sistemi acquedottistici presenti nel territorio etneo e che provvedono all'approvvigionamento idropotabile delle città di Catania e Messina, oltre che di numerosi centri minori delle relative province.

Analogamente si è iniziato a fare per l'area peloritana, prendendo in esame alcune grosse "fiumare" del versante tirrenico. In particolare sono state analizzate le condizioni della F.ra Mazzarrà, nel cui subalveo si è ipotizzata la realizzazione di un sistema di immagazzinamento di risorse idriche, da utilizzare per gli scopi anzidetti nei casi di crisi idrica a beneficio dei centri abitati ricadenti a valle, in corrispondenza delle zone collinari e della fascia costiera.

Dai risultati ottenuti emerge la concreta possibilità di realizzare detto obiettivo, per cui si prevede di estendere la ricerca ad altri bacini idrografici di questo settore della Sicilia orientale, dove il pericolo di crisi idrica si rende evidente anche per l'assenza quasi totale di sistemi di prevenzione dell'inquinamento e di fasce di rispetto attorno alle opere di captazione.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Ferrara Vincenzo

Amantia Andrea

Barbagallo Matteo

Bivona Carmelo

Cubito Antonino

Pappalardo Santi

Pennisi Alfredo

Bibliografia

Ferrara V. e Pennisi A. (1994) Caratteristiche idrogeologiche dell'acquifero vulcanico dell'Etna e metodologie per ottimizzare lo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee. Rencontre Intern. des jeunes chercheurs en géologie appliquée, Lausanne 21 aprile 1994.

Ferrara V. e Pennisi A. (1995) Lo sviluppo urbano nell'area metropolitana di Catania ed i conseguenti problemi di protezione delle acque sotterranee. 2° Conv. Naz. per la protezione e gestione delle acque sotterranee: metodologie, tecnologie e obiettivi, Modena 17-19 maggio 1995.

Ferrara V., Pennisi A. e Sciacca A.S. (1995) Valutazione del rischio di inquinamento delle acque sotterranee da discariche non controllate di RSU: i casi delle discariche di Catania e Acireale. 2° Conv. Naz. per la protezione e gestione delle acque sotterranee: metodologie, tecnologie e obiettivi, Modena 17-19 maggio 1995.

Amantia A., Barbagallo M., Bivona C., Ferrara V. e Pennisi A. (1995) Carta della vulnerabilità all'inquinamento dell'area peloritana (Sicilia NE). 2° Conv. Naz. per la protezione e gestione delle acque sotterranee: metodologie, tecnologie e obiettivi, Modena 17-19 maggio 1995.

Ferrara V., Pennisi A. e Sciacca A.S. (1995) Criteri per mitigare il rischio di inquinamento degli acquiferi alluvionali del territorio messinese. 2° Conv. Naz. per la protezione e gestione delle acque sotterranee: metodologie, tecnologie e obiettivi, Modena 17-19 maggio 1995.




U.O. 4.17

VULNERABILITÀ DEL SETTORE NORD-OCCIDENTALE IBLEO

Prof. Aurelio Aureli

[16]


 

Sommario

Le ricerche effettuate dall'U.O. 4.17 fanno riferimento ai progetti di ricerca VAZAR RISE e VARA

Introduzione

L'obiettivo principale della U.O. 4.17 consiste nella redazione di carte di vulnerabilità del settore nord-occidentale ibleo. A tal fine è stato predisposto un piano di sviluppo che prevede i seguenti punti:

1. Completamento del rilievo geologico in scala 1.10000 della zona considerata

2. Censimento delle fonti di inquinamento

3. Analisi delle caratteristiche di permeabilità dei terreni

4. Ricostruzione andamento piezometrico

5. Valutazione caratteristiche di vulnerabilità

6. Predisposizione delle matrici per la stampa delle carte

Conclusioni

Durante il 1995 l'U.O. 4.17 ha esplicato le seguenti attività:

* Completamento definitivo per la stampa della 4° Carta di Vulnerabilità del Settore Ibleo della Sicilia (Quadrante di NO) alla scala 1:50.000;

* Completamento definitivo per la stampa della Carta di Vulnerabilità e della Carta Idrogeologica del Bacino Termale di Sciacca (Sicilia sud-occidentale) alla scala 1:10.000;

* Completamento e revisione bozza del volume sulla Vulnerabilità del Bacino Termale di Sciacca;

* Costruzione del DataBase relativo al Bacino di Sciacca;

* Predisposizione del CD Rom multimediale del Bacino di Sciacca. Il dischetto sarà allegato al volume;

* Predisposizione della prima bozza della Carta della Vulnerabilità delle Madonie (Sicilia centro-settentrionale);

* Analisi preliminari e raccolta dati idrogeologici, chimici ed idrologici sulle fiumare calabre e sulle pianure litoranee di tale regione. Si è disposta altresì una campagna di accertamenti atti ad integrare i dati già posseduti e a valutare per quali zone è possibile completare in tempi ragionevolmente brevi le notizie necessarie alla redazione di una carta della vulnerabilità;

* Si è iniziata l'informatizzazione della 4° Carta della Vulnerabilità del Settore Ibleo della Sicilia, redigendo un apposito DataBase e digitalizzando gli elementi essenziali;

* Si sono iniziate le indagini sulle caratteristiche di vulnerabilità del territorio noto come Bacino di Caltanissetta, interessato da terreni sedimentari ed evaporitici in cui sono presenti numerosi piccoli bacini idrogeologici di rilevante interesse locale. La ricerca relativa verrà progressivamente estesa a tutto il territorio delle provincie di Caltanissetta ed Agrigento.

 

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Aureli Aurelio

Adorni Grazia

Sciuto Lanfranco

Pistorio Giuseppe

Fazio Franco

Silluzio Carmela

Bibliografia

Adorni G., Esempio di rappresentazione cartografica degli elementi geologici e geomorfologici cui possono essere associate condizioni di pericolosità nel corso dei terremoti (versante tirrenico dei M.ti Peloritani compreso tra C. Calavà e S.P. Patti - Siciliano) (Pubbl. n. 1138 GNDCI)

Aureli A., Alcuni esempi di variazioni di livello piezometrico come precursori di fenomeni sismici, Atti 2° Covegno di Geoidrologia, 1993 (Pubbl. n. 1139 GNDCI)

Adorni G., Valutazione dell'infiltrazione efficace nell'alimentazione degli acquiferi del settore nord orientale Ibleo, Atti 2° Convegno Int. di Geoidrologia, 1993 (Pubbl. n. 1140 GNDCI)




U.O. 4.20

RICERCA E DINAMICA DELL'INQUINAMENTO DELL'ACQUIFERO ALLUVIONALE DEL VALDARNO SUPERIORE, ED INDAGINE SULLE RISORSE IDRICHE SOSTITUTIVE E DI EMERGENZA

Prof. Paolo Canuti

[17]


 

Sommario

L'unità operativa svolge la propria attività nei seguenti programmi speciali di ricerca: RIAS e ISRA.

Introduzione

Programma Speciale RIAS

* Censimento e studio della vulnerabilità all'inquinamento di origine civile, industriale ed agricolo nell'acquifero del Valdarno inferiore (Empoli) e nella pianura alluvionale del F.Elsa.

* Applicazione della metodologia SINTACS per la valutazione della vulnerabilità intrinseca nell'area della pianura di Firenze-Prato-Pistoia.

* Redazione di una cartografia della qualità delle acque sotterranee per la pianura del Valdarno Medio.

* Sperimentazione sul flusso di inquinanti tipo NAPL attraverso mezzi porosi a bassa permeabilità.

* Studio della contaminazione da diserbanti in aree vivaistiche area pistoiese

Programma Speciale ISRA

* Valutazione da un punto di vista idrogeologico di aree come possibili riserve di risorse idriche sostitutive e di emergenza in corrispondenza dei nuclei carbonatici facenti parte della successione Toscana e presenti nella province di Siena e Grosseto;

* Valutazione delle medesime risorse nell'area del Valdarno Medio, e nell'area Firenze-Prato-Pistoia.

Conclusioni

Programma Speciale ISRA:

E' proseguita la valutazione, da un punto di vista idrogeologico, di aree come possibili riserve idriche sostitutive e di emergenza in corrispondenza dei nuclei carbonatici facenti parte della successione Toscana e presenti nelle province di Siena e Grosseto. e nell'area di Firenze-Prato-Pistoia; è stata analizzata in dettaglio la qualità dell'acqua sotterranea nella Pianura del Valdarno Medio ed è stata messa in relazione con il grado di vulnerabilità delle falde. Ciò al fine di valutare il rischio di chiusura dei pozzi degli acquedotti pubblici e quindi la necessità di ricorrere a risorse idriche diverse.

E' proseguita la ricerca di fonti alternative nelle zone montane. in particolare sono in corso di approfondimento gli studi per la localizzazione di piccoli-medi invasi nell'alta valle del Bisenzio (Prato), che possono servire da riserva per rialimentare le falde sotterranee di Prato.

Programma speciale RIAS:

E' stata prodotta la cartografia della vulnerabilità del Valdarno Superiore;

E' stata prodotta la cartografia della vulnerabilità intrinseca relativamente alla porzione nord-occidentale della pianura del Valdarno Medio (pianura di Pistoia);

E' in corso la raccolta ed elaborazione dei dati sulla pianura alluvionale della media Val d'Elsa e nella pianura del Valdarno Inferiore (Empoli) per la redazione di una carta della vulnerabilità;

E' stata portata a termine una campagna di prospezione elettromagnetica con sonda GEONICS EM-38, associata ad analisi granulometriche e del carbonio organico del terreno superficiale su 17 siti, per la caratterizzazione della zona non-satura della pianura pistoiese ai fini della realizzazione di un modello di flusso-trasporto dei diserbanti;

E' stata portata a termine e pubblicata la ricerca sulla presenza dei diserbanti nelle acque di falda nella pianura di Firenze e di Pistoia;

E' proseguito lo studio della pianura del Valdarno Medio per l'applicazione del metodo parametrico SINTACS, in collaborazione con l'Unità Operativa 4.01 (resp. Prof. M.Civita).

E' in corso la raccolta ed elaborazione dei dati per la redazione di una carta della qualità della falda acquifera a bassa permeabilità; è in corso di allestimento una nuova sperimentazione sul flusso del NAPL e percolati attraverso terreni naturali (in collaborazione con la Fiorentinambiente, Firenze). E' stata definitivamente realizzata e messa apunto la strumentazione elettronica ed un software dedicato perla misura della velocità d'infiltrazione di inquinanti (percolati, solventi) attraverso terre argillose costipate (in collaborazione con acquedotto di Firenze e Fiorentinambiente, Firenze).

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Pranzini Giovanni

Canuti Paolo

Casagli Nicola

Bonciani Silvano

Vannocci Pietro

Garzonio Carlo Alberto

Agati Lario

Brugioni Marcello

Rinaldi Massimo

Fiaschi Simone

Gargini Alesandro

Ballerini Piero

 

Bibliografia

Barbieri K., Bencini A., Gargini A., Griffini O.,Mancini M., - Diserbanti in falda nella pianura di Firenze-Pistoia: risultati di un'indagine preliminare. Quaderni di Geologia Applicata, 1, suppl.2,pp.2349-2360, pubbl,CNR-GNDCI n.1202.

Bencini A., Cazzaroli G., Gargini G. e Pranzini G. - La qualité des eaux souterraines et sa relation avec la vulnerabilité à la pollution des aqifères. Un exemple en Toscane (Italie): la plaine de Florence. Hydrogeologie 19995 n° 3, B.R.G.M. Orléans (France), 59-72.

Bartoli L., Cecchi C., Gargini A.,Lubello C., Preti F. & Masotti L. - Sperimentazione sul flusso di liquidi tipo DNAPL attraverso mezzi porosi naturali a bassa permeabilità. Quaderni di Geologia Applicata, 1, suppl.2, pp.2137-2140, pubbl. CNR-GNDCI n.1199.

Civita M., Gargini A., Manzone L.,e Pranzini G. - Applicazione del sistema parametrico SINTACS alla valutazione della vulnerabilità intrnseca degli acquiferi nel bacino intrappenninico del Valdarno Medio. Atti II Conv. Naz. sulla Protezione e Gestione delle acque sotterranee, Nonantola, Maggio 1995, Quaderni di Geologia Applicata, 1995, Vol 3, 37-40, pubbl. CNR-GNDCI n1201

Gabbani G.& Gargini A,_ Caratterizzazione delle proprietà fisiche di terreni poco profondi con prospezioni elettriche ed elettromagnetiche. Quaderni di Geologia Applicata, 1, suppl.1, pp 1109-1112, pubbl.CNR-GNDCI n.1215

Gabbani G., Pranzini G., Vannocci P:_ Vulnerabilità all'inquinamento della pianura alluvionale in : Idrogeologia e Risorse Idriche del Bacino del F. Arno - il Valdarno Superiore (Cartografia scala 1:25.000)




U.O. 4.21N

VULNERABILITA' ALL'INQUINAMENTO DI ALCUNI ACQUIFERI DELL'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE.

Prof. Pietro Bruno Celico
[18]

 

 

Sommario

L'U.O. 4.21N concentra le proprie attività nei programmi speciali RIAS ed ISRA.

 

Conclusioni

Nel corso del 1995 l'U.O. 4.21N ha concentrato le proprie attività di ricerca soprattutto sull'identificazione di risorse idriche alternative (programma speciale ISRA) e sulla previsione e prevenzione del rischio di inquinamento degli acquiferi e delle risorse idriche sotteranee (programma speciale RIAS).

Per quanto riguarda il programma speciale ISRA, ci si è soffermati innanzitutto sulla definizione dei criteri di scelta delle risorse idriche integrative, sostitutive e di emergenza nella Regione Campania, per creare l'insieme di linee guida in base alle quali condurre successivi studi di maggiore dettaglio. Contemporaneamente sono stati avviati studi idrogeologici di dettaglio di alcune delle aree più esposte al rischio di inquinamento della regione, individuando risorse idriche tutt'ora non utilizzate.

Quanto al programma speciale RIAS, è stato condotto uno studio di ampio respiro, finalizzato:

* alla valutazione della vulnerabilità all'inquinamento di alcuni acquiferi della Campania e del Molise;

* alla verifica del grado di validità dei metodi di valutazione della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi in realtà idrogeologiche, non solo diversificate, ma soprattutto caratterizzate da notevoli elementi di complessità.

Riguardo a quest'ultimo punto, sono stati raggiunti risultati estremamente interessanti, tra i quali, ad esempio, la capacità di valutare:

* la vulnerabilità all'inquinamento di acquiferi sottoposti ad altri acquiferi;

* la vulnerabilità all'inquinamento indotta da fenomeni di alimentazione degli acquiferi ad opera di corsi d'acqua;

* la vulnerabilità all'inquinamento di acquiferi indotta da fenomeni di esondazione fluviale;

* la "vulnerabilità all'inquinamento risultante" delle risorse idriche sotterranee.

 

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Celico Pietro Bruno

Valletta Mario

Casale Manrico

Celico Fulvio

Di Gennaro Antonio

Esposito Libera

Habetswallner Federica

Piscopo Vincenzo

 

Bibliografia

1) Celico F., Piscopo V., Daniele L. (1995): "Gli acquiferi dell'area Sarnese (Campania): vulnerabilità all'inquinamento di una realtà idrogeologica complessa". Atti del 2° Convegno Nazionale sulla "Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi", Nonantola (MO), 17 - 19 maggio 1995, memoria n. 1195 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

2) Celico F., Piscopo V., Daniele L. (1995): "Carta della vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi delle piane del Sarno e del Solofrana (Campania) (1:50.000)". Atti del 2° Convegno Nazionale sulla "Protezione e Gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi", Nonantola (MO), 17 - 19 maggio 1995, memoria n. 1191 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

3) Casale M. & Celico F. (1995): "Vulnerabilità all'inquinamento dell'acquifero carbonatico del Monte Capraro (Molise)". Atti del 2° Convegno Nazionale sulla "Protezione e Gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi", Nonantola (MO), 17 - 19 maggio 1995, memoria n. 1194 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

4) Casale M. & Celico F. (1995): "Carta della vulnerabilità all'inquinamento dell'acquifero carbonatico del Monte Capraro (Molise) (1:25.000)". Atti del 2° Convegno Nazionale sulla "Protezione e Gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi", Nonantola (MO), 17 - 19 maggio 1995, memoria n. 1193 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

5) Celico F. & Celico P. (1995): "Sui criteri di scelta delle risorse idriche integrative, sostitutive e di emergenza in Campania". Atti del 2° Convegno Nazionale sulla "Protezione e Gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie e Obiettivi", Nonantola (MO), 17 - 19 maggio 1995, memoria n. 1192 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

6) Celico F. (1995): "The evaluation of ground water pollution potential in complex hydrogeological settings". Atti del II Incontro Internazionale dei Giovani Ricercatori in Geologia Applicata, 11-13 Ottobre 1995, Peveragno (CN), memoria n. 1272 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

7) Celico F. (in corso di stampa): "Vulnerabilità all'inquinamento degli acquiferi e delle risorse idriche sotterranee in realtà idrogeologiche complesse: i metodi DAC e VIR". Quaderni di Geologia Applicata, memoria n. 1277 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

8) Celico F. (in corso di stampa): "Sui criteri di salvaguardia delle risorse idriche sotterranee in acquiferi ad elevato grado di carsificazione: l'esempio delle sorgenti Capo Verrino e S. Mauro (Molise)". Quaderni di Geologia Applicata, memoria n. 1319 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

9) Celico F. (in corso di stampa): "Considerazioni sulle problematiche inerenti alla delimitazione delle aree di salvaguardia delle opere di captazione in acquiferi carbonatici". Geologia Tecnica e Ambientale, memoria n. 1324 del C.N.R. - G.N.D.C.I.

10) Celico F., Cirillo R., Esposito L., Guida M., Aquino S. (in corso di stampa): "La propagazione in falda degli inquinanti idroveicolati, in relazione alla morfologia della superficie piezometrica". Idrotecnica, memoria n. 1323 del C.N.R. - G.N.D.C.I.




U.O. 4.22

INDIVIDUAZIONE DI AREE CON RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE SOSTITUTIVE, INTEGRATIVE E DI EMERGENZA E DEFINIZIONE DELLA VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI.

Prof. Roberto de Riso

[19]


 

 

Sommario

Le ricerche programmate dall'U.O. 4.22 fanno riferimento ai P.S. VAZAR e RISE

 

Introduzione

L'U.O. 4.22 si era prefissa di raggiungere i seguenti risultati:

Realizzare una Carta della vulnerabilità integrata all'inquinamento della falda del settore nord-occidentale del massiccio carbonatico del Matese.

Individuare aree con risorse idriche sotterranee da sottoporre a tutela e da utilizzare in casi di emergenza s.l.

Conclusioni

Per quanto attiene al settore nord-occidentale del massiccio carbonatico del Matese è stata completata la raccolta di dati per la Piana di Venafro. Tale ricerca, che ha interessato i diversi Enti che agiscono sul territorio nonchè le ditte di perforazione, ha consentito di acquisire informazioni, anche piezometriche, relative a circa 80 verticali; in taluni casi sono risultate disponibili anche prove di falda ed analisi chimiche delle acque.

Dopo l'analisi critica delle stratigrafie e la loro omogeneizzazione si sta procedendo alla creazione di uno specifico database: sono state inoltre montate le prime sezioni stratigrafiche.

Dopo aver acquisito la Carta d'Uso del Suolo presso la Regione Molise, i dati relativi sono in corso di elaborazione mediante il sistema GIS ILWIS. Con tale sistema verranno in seguito approntate anche le diverse carte tematiche necessarie all'applicazione del metodo SINTACS all'acquifero della piana.

E' stata infine realizzata una sezione in alveo per la misura delle portate di una grossa sorgente (Torcino) che effluisce, non ancora captata, al margine sud-orientale della Piana di Venafro.

In futuro si prevede di realizzare alcuni SEV, sia per coprire settori (come quello centrale) non interessati da perforazioni, sia per per valutare lo spessore e la natura dei terreni al di sotto delle profondità raggiunte dai diversi sondaggi.

Per quanto riguarda il secondo obiettivo sono continuati gli studi tesi alla ricostruzione del modello geologico dell'area di alimentazione della sorgente presente sul bordo nord-occidentale della Piana del Sele. In particolare si vanno acquisendo molti ed interessanti dati idrogeologici relativi sia al settore della Piana di Acerno (versante meridionale del monte Accellica) in quanto è in corso una campagna di studi idrogeologici per la captazione della sorgente Olevano, sia ai rilievi immediatamente ad ovest della piana, interessati dallo scavo di una galleria ove alloggiare l'acquedotto alimentato dalla suddetta sorgente.

Collaboratori alla ricerca

Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

de Riso Roberto

Celico Pietro Bruno

Corniello Alfonso

Carravetta Roberto

Ducci Daniela

Santo Antonio

Calcaterra Domenico

Guarino Paolo Maria

Napolitano Paola

Bellucci Francesca

Celico Fulvio

Budetta Paolo

Bibliografia

Corniello A., de Riso R., Ducci D., Napolitano P., Guarino P., Bellucci F. (1995) - Carta della vulnerabilità all'inquinamento del'acquifero della zona orientale della Piana Campana - 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee - Quaderni di Geologia Applicata, n. 1, suppl. n. 3.

Corniello A., Ducci D., Napolitano P. (1995) - Piana del medio corso del F. Volturno: Carta della Qualita delle acque sotterranee - 2° Conv. Naz. Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee - Quaderni di Geologia Applicata, n. 1, suppl. n. 3.

Bellucci F., Corniello A., de Riso R., Geology and hidrogeology of Somma-Vesuvio volcano (Southern Italy), Atti del XXIV Cong. Int. AIH, Oslo, 1993

Bellucci F., Corniello A., de Riso R., Russo D., Idrogeologia della Piana a nord-est di Napoli, Mem. Soc. Geol. Italiana, 45, 1990

Corniello A., Russo D., La piana del medio corso del fiume Volturno: idrogeologia e vulnerabilità all'inquinamento delle falde, Atti del 1° Conv. Naz. sulla Protezione e Gestione delle Acque Sotterranee, Modena, 1991

Corniello A., de Riso R., Ducci D., Napolitano, Salt water intrusion in the Ischia Island (Southern Italy), Atti del 13° Cong. SWIM, Cagliari, 1994.

Ducci D., Iovinelli R., Sgambati D., L'uso di un GIS nella redazione della carta della vulnerabilità all'inquinamento delle falde della bassa piana del F. Sangro (Abruzzo), presentato al 3° Conv. Naz. Giovani Ric. in Geologia Applicata, Potenza, 28-30 ottobre, 1993

Corniello A., De Riso R., Ducci D., Napolitano P. (1994) - Problematiche idrogeologiche relative alla realizzazione mediante GIS di carte della vulnerabilità degli acquiferi: un esempio relativo alla Piana Campana. - Atti 77 Cong. Della S.G.I. - Bari, 1994.




U.O. 4.23

VALUTAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE DI EMERGENZA E DELLA VULNERABILITÀ DI ALCUNI ACQUIFERI DELLE VALLI DEL F. AGRI E DEL F. NOCE

Prof. Damiano Grassi
[20]

Sommario

L'attività di ricerca dell'U.O. 4.23 è inerente al P.S. RISE e al P.S. VAZAR

Conclusioni

L'attività di ricerca dell'U.O 4.23 è inerente al Progetto Speciale R.I.S.E. e al Programma Speciale V.A.Z.A.R..

Nell'ambito dell'attività di ricerca l'U.O. ha portato a termine la prima parte del programma pluriennale di ricerca sulla Alta Valle del F. Agri, pubblicando la carta della vulnerabilità dei Monti Volturino e Serra di Calvelluzzo e inviando alle stampe il primo contributo in occasione del 2¡ Convegno nazionale sulla protezione e gestione delle acque sotterranee, che si terrà il 17-19/5/1995 a Modena.

E' stata effettuata la valutazione della vulnerabilità delle falde acquifero dell'esteso e complesso acquifero carbonatico dei M.ti di Maratea (Valle del F. Noce - Mar Tirreno) ed i risultati della ricerca sono stati esposti in un intervento, dal titolo "Vulnerabilità degli acquiferi dei monti di Maratea, nel corso del Convegno Nazionale Grandi Fenomeni Gravitativi Lenti nei Centri Abitati delle Regioni Alpine ed Appenniniche: Maratea, un approccio interdisciplinare per la convivenza con una secolare instabilità" organizzato a Maratea dal I.R.P.I. - C.N.R. di Cosenza.

Contemporaneamente la U.O. 4.23 sta predisponendo un secondo lavoro sui caratteri idrogeologici degli acquiferi dell'alta valle del F. Agri, di più ampio respiro, in cui esporre la gran quantità di dati elaborati e le metodologie utilizzate nella redazione della Carta della Vulnerabilità potenziale già realizzata (a cura di G. D'Ecclesiis, D. Grassi e F. Sdao).

In via di conclusione è anche uno studio sulla vulnerabilità dell'acquifero del M. Sirino a cura di G. D'Ecclesiis e F. Sdao.

Sono stati quasi conclusi gli studi, nella valle del F. Noce, in prossimità del lago Sirino e delle sorgenti che lo alimentano e/o da esso alimentate al fine di chiarire il ruolo idrogeologico svolto dallo stesso. Tali studi sono stati condotti nell'ambito dell'attività di consulenza, svolta dalla U.O. all'interno dell'attività legata alla Protezione Civile e tutt'ora in corso, a seguito di fenomeni di repentino abbassamento del lago avvenuti per fenomeni di piping. Sono state ad oggi eseguiti anche un rilievo fotografico sia all'infrarosso che normale e una ripresa televisiva a bassa quota a mezzo di un elicottero nonchè un dettagliato rilievo geologico e geomorfologico, un rilievo batimetrico del lago, misure termosalinometriche , carotaggi della radioattività naturale gamma dei terreni, misure di portata.

Collaboratori alla ricerca

 Hanno collaborato alla ricerca nel corso del 1995:

Grassi Damiano

Spilotro Giuseppe

Salvemini Andrea

Sdao Francesco

Grimaldi Salvatore

D'Ecclesiis Giampiero

Mongelli Giovanni

Stama Giuseppe

Bibliografia

D'ecclesiis G., Grassi D., Grimaldi S., Polemio M., Sdao F. (1995): Carta della vulnerabilità potenziale degli acquiferi dei M.ti Volturino e Serra di Calvelluzzo (Alta Val D'Agri - BASILICATA). Arti grafiche Paternoster - Matera.

D'ecclesiis G., Grassi D., Grimaldi S., Polemio M., Sdao F. (1995): Potenzialità e vulnerabilità delle risorse idriche dei monti Volturino e Serra di Calvelluzzo (Alta Val d'Agri - Basilicata) 2¡ Conv. Naz. sulla Protezione e gestione delle acque sotterranee. Modena, 17-19 maggio 1995

D'ecclesiis G. & Polemio M. (1995): Vulnerabilità degli acquiferi dei Monti di Maratea. Convegno Nazionale ÒGrandi Fenomeni Gravitativi Lenti nei Centri Abitati delle Regioni Alpine ed Appenniniche: Maratea, un approccio interdisciplinare per la convivenza con una secolare instabilità . Maratea, 1995

D'ecclesiis G. & Sdao F. (1995): Vulnerabilità dell'acquifero del M.te Sirino. In via di ultimazione.

Conclusioni

La ricerca finalizzata della Linea di Ricerca n.4 del GNDCI ha, come si vede, proceduto regolarmente secondo quanto previsto dal Progetto Esecutivo a suo tempo stilato. Per alcune UU.OO., anche di nuova istituzione, gli obiettivi già raggiunti ed i prodotti relativi travalicano addirittura i programmi.

Per altre UU.OO., carenze nei finanziamenti, difficoltà organizzative e burocratiche hanno impedito o rallentato il normale svolgimento dei lavori che, è lecito sottolinearlo in questa sede, sono operazioni di Ricerca operativa e non servizi prestati.

A questo proposito è necessario ricordare le difficoltà createsi in alcuni casi nel fornire consulenza scientifica e tecnica al DPC, in particolare quando viene richiesta un'attività continuativa di controllo di lavori e di progetti che esula dall'emergenza ma che si configura piuttosto come una prestazione professionale ad alto livello scientifico.

Una prestazione di questo tipo può, ovviamente, essere richiesta al GNDCI e può essere svolta da specialisti indicati ed anche garantiti dal Gruppo stesso. Essa, però, deve necessariamente configurarsi in maniera non equivoca, opportunamente remunerata, al di fuori dell'ambito ristretto del Gruppo Nazionale, del CNR e delle finalità di questi, sancite dalla Convenzione e dal Regolamento. Di contro, impegni straordinari, pur essi stessi molto gravosi in termini di tempi e di risorse umane e finanziarie, come gli interventi nell'immediato post-evento dell'alluvione del tanaro del 4-6 Novembre 1994 sono stati assolti senza un supporto veramente efficace del DPC,pur essendo perfettamente consoni a quanto dettato dalla legge 225/92.

A conclusione di questo rapporto, non è superfluo auspicare che la programmazione per i prossimi anni e i relativi finanziamenti possano essere varati in tempi brevi onde non creare soluzioni di continuità nelle diverse attività scientifiche e tecniche.

Analogamente, si auspica che il DPC fornisca credenziali tali ai responsabili delle UU.OO. perchè possano intervenire in caso di calamità sorretti da una forte autorevolezza non aggirabile da parte degli Enti locali.

Torino, 19/03/1996