CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

 


 GRUPPO NAZIONALE PER LA DIFESA DALLE CATASTROFI 
IDROGEOLOGICHE   

LINEA 2

PREVISIONE E PREVENZIONE
EVENTI FRANOSI A GRANDE RISCHIO

Resp. Prof. Paolo Canuti

 

CONSUNTIVO
DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NEL TRIENNIO 1993-1995

MAGGIO 1996


Premessa

Nel corso del triennio 1993-1995, la composizione della Linea 2 ha subito alcune variazioni, consistenti essenzialmente nell'accorpamento di alcune U.O. e nel passaggio di altre da quelle finanziate a quelle non finanziate. Alla fine del 1995, comunque, la Linea 2 risultava costituita da 37 unità operative, di cui 33 finanziate, disciplinariamente variate, afferenti a Dipartimenti ed Istituti Universitari operanti nel campo delle Scienze Geologiche e della Ingegneria (24), ad Istituti CNR operanti prevalentemente nel campo della Protezione Idrogeologica (8), ed infine da Unità operative collocate in Enti ed Amministrazioni Pubbliche quali Province e Regioni (5).



1. Attivitā di ricerca svolta

Le attività di ricerca della Linea 2 svolte nel triennio sono identificabili nel quadro seguente:

Progetti di ricerca per la previsione e valutazione del rischio di frana

1.1 Progetto "Aree a Rischio di Frana"

1.1.1 Analisi, Controllo e Valutazione del rischio di frana

1.1.2 Studio Centri Abitati Instabili

1.1.3 Rilevamento dei fenomeni franosi in aree vulcaniche

1.1.4 Analisi dei movimenti rapidi di masse detritiche (in collaborazione con una o più unità della Linea 1)

1.1.5 Frane lungo costa

1.2 Progetto "Aree a Rischio di Subsidenza" (in collaborazione con la Linea 4)

1.2.1 Deformazioni del suolo e subsidenza

Prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico - Rischio di frana.

2.1 Metodi e criteri di intervento su movimenti franosi tipologicamente rappresentativi

Progetti su tematiche specifiche di linea

3.1 Frane in connessione ad eventi sismici

3.2 Stabilità delle sponde fluviali e frane di sbarramento (in collaborazione con una o più unità della Linea 3)

3.3 Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV)

All'attività ordinaria sopra sintetizzata, che verrà meglio illustrata nei paragrafi successivi, si sono aggiunte alcune iniziative di carattere straordinario che hanno trovato espressione nella organizzazione di congressi e nella partecipazione a convegni riguardanti sia argomenti specifici del settore, sia il degrado del territorio s.l.. Di tali iniziative è riportato un elenco e una descrizione nei consuntivi annuali e semestrali della Linea.


2. Attivitā delle singole Unitā Operative 

Per quanto concerne i resoconti delle singole U.O., si rimanda ai consuntivi di Linea semestrali e annuali presentati nel corso del triennio. Peraltro, nel paragrafo 4, relativo all'attività di ricerca generale, sono riportati sinteticamente i risultati più importanti conseguiti dalle varie UU.OO. nel corso della loro attività.


3. Obbiettivi e progetti di ricerca coordinati tra le diverse linee 

Ricordando che i progetti di ricerca coordinati tra le Linee del Gruppo, formulati nell'allegato tecnico triennale (1993-1995) presentavano un contributo ed una partecipazione differenziata da parte delle varie Unità Operative, si ricordano nel presente consuntivo sia gli obbiettivi generali di tali progetti che la partecipazione a questi delle Unità Operative della Linea 2:

- Rischio di inondazione da piene in corsi d'acqua naturali

- Rischio di alluvione a causa di colate detritiche e sovralluvionamento in torrenti montani

- Rischio di inondazione per piene da collasso di sbarramento

- Rischio di frana e mappatura del rischio in aree abitate

- Rischio di frana e mappatura del rischio in aree costiere

- Rischio di subsidenza in aree di pianura

- Rischio di deficienza idrica per fenomeni di siccità e di inquinamento degli acquiferi

- Programmi di previsione e prevenzione per il rischio idrogeologico

3.1 Rischio di inondazione da piene in corsi d'acqua naturali

Non si sono avute all'interno della Linea 2 Unità Operative i cui temi di ricerca ricadevano all'interno dell'obbiettivo.

3.2 Rischio di alluvione a causa di colate detritiche e sovralluvionamento in torrenti montani

Hanno operato su questo obbiettivo le Unità Operative che sviluppano i temi relativi ai movimenti rapidi di masse detritiche. Il tema è stato sviluppato in associazione con la Linea 1 (Unità Operativa 1.20, Resp. Armanini) e l'attenzione è stata rivolta in particolare, da parte delle U.O. IRPI di Torino e Padova alla formazione delle aree di origine del fenomeno ed al rilevamento dei fattori di innesco. L'area di studio è stata quella dolomitica e quella delle Alpi Occidentali.

3.3 Rischio di inondazione per piene da collasso di sbarramento

Le Unità Operative che hanno sviluppato temi inerenti questo obiettivo generale sono quelle i cui interessi ricadono nel tema "Stabilità delle difese di sponda e frane di sbarramento".

Lo studio è stato svolto dalla U.O. 2.14 (Resp. Focardi) in collaborazione con la U.O. 3.20 (Resp. Natale)

3.4 Rischio di frana e mappatura del rischio in aree abitate

Hanno svolti attività di ricerca in questo settore la maggior parte delle forze della Linea 2, con le Unità Operative operanti su temi relativi ai progetti "Programma speciale SCAI", "Analisi, controllo e valutazione del rischio di frana", "Rilevamento dei fenomeni franosi in aree vulcaniche", "Frane lungo costa".

3.5 Rischio di frana e mappatura del rischio in aree costiere

Il tema è stato affrontato principalmente dalle U.O. 2.14 (Resp. Focardi), 2.41 (Resp. Chiesa), 2.18 (Resp. Esu) 2.13 (Resp. Federici), dal punto di vista metodologico ed applicativo.

3.6 Rischio di subsidenza in aree di pianura

Hanno operato su questo tema, in collaborazione con la Linea 4, la U.O. 2.8 (Resp. Gatto) e la U.O. 2.9 (Resp. Nora), nell'area della laguna veneziana, del Delta Padano e della città di Modena, zone altamente a rischio che, per le loro particolari condizioni morfologiche ed ambientali, possono essere facilmente soggette ad alluvionamenti.

3.7 Rischio di deficienza idrica per fenomeni di siccità e di inquinamento degli acquiferi

Non si sono avute, all'interno della Linea 2, Unità Operative i cui temi di ricerca ricadano all'interno dell'obbiettivo.

3.8 Redazione di Linee Guida per i programmi provinciali e regionali di previsione e prevenzione per il rischio idrogeologico

Al fine di predisporre un documento che possa fare da riferimento alle varie iniziative e normative che vengono realizzate da parte di Enti pubblici territoriali, in particolare Regioni e Province, è stato proposto un documento in collaborazione tra le quattro Linee che indica i criteri guida per programmi di previsione e prevenzione.

In questo ambito la Linea 2 ha elaborato la parte relativa al rischio di frana.


4. Prodotti di linea

Sono argomenti di ricerca e di attività che sono inquadrati funzionalmente negli obiettivi più generali, che hanno contribuito al loro raggiungimento e che ne hanno evidenziato aspetti più specifici. Essi sono rappresentati dal lavoro di ricerca, schematizzabile in 10 temi principali, e dalle attività di valutazione tecnico scientifica per il Dipartimento della Protezione Civile.

4.1 Attività di ricerca

 

4.1.1 Programma speciale SCAI

Hanno svolto attività di ricerca su questo tema la maggior parte delle Unità Operative della Linea 2.

Il progetto SCAI ha come obbiettivo la revisione e l'analisi critica delle situazioni di instabilità dei centri abitati classificati e segnalati negli elenchi di cui alla L. 445/1908 e successive integrazioni e modificazioni.

Il programma di ricerca prevede la raccolta dei dati necessari per la valutazione del rischio di frana nei centri abitati tramite studi geologici, geomorfologici, la elaborazione dei dati geotecnici disponibili e la realizzazione di cartografia di dettaglio.

Nel corso del triennio il progetto è giunto alle fasi conclusive per una parte consistente del territorio italiano, sebbene con alcune differenze sullo stato di avanzamento nelle varie regioni. È stato cioè terminato e pubblicato per quanto riguarda le regioni Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Umbria ed è attualmente in attesa di pubblicazione per le regioni Toscana e Marche. Nelle altre regioni italiane si hanno condizioni non uniformi di completezza di rilevamento, anche se alcune aree risultano notevolmente approfondite sotto il profilo della stabilità dei centri abitati; è il caso delle province di: Cagliari e Nuoro (U.O. 2.28, Resp. Barbieri), Sassari, La Spezia, Oristano e, seppure in misura parziale, Imperia e Genova (U.O. 2.13, Resp. Federici); e delle regioni: Basilicata (U.O. 2.42, Resp. Grassi), Lombardia (U.O. 2.4, Resp. Massiotta e U.O. 2.3, Resp. Rossetti, per le zone ad esse afferenti) e Molise (U.O. 2.24, Resp. Vallario).

La franosità dei centri abitati è stata studiata nel contesto geologico e geomorfologico; ove possibile, è stata effettuata la raccolta dei dati geognostici, delle notizie storiche, delle perizie e degli interventi operati nel tempo sui vari fenomeni.

Le Unità Operative SCAI che hanno restituito i dati raccolti sotto forma di atlanti (pubblicati o in attesa di pubblicazione), hanno poi proseguito l'attività nel settore con l'individuazione e lo studio dei centri che, pur non essendo inclusi negli elenchi, presentano fenomeni di instabilità. È il caso dell'U.O. 2.35 (Resp. Carboni), dell'U.O. 2.15 (Resp. Dramis), dell'U.O. 2.17 (Resp. Martini), dell'U.O. 2.9 (Resp. Nora).

4.1.2 Analisi, controllo e valutazione del rischio di frana

Le ricerche con obbiettivi legati a questo tema hanno avuto come scopo la raccolta e la valutazione delle metodologie esistenti e l'elaborazione di nuove per la definizione delle condizioni di pericolosità e di rischio per movimenti franosi.

Esse hanno riguardato la previsione dell'evoluzione degli spostamenti dei corpi di frana, del tempo previsto per il collasso, l'individuazione delle soglie di allarme, l'elaborazione di modelli previsionali su basi statistiche, ecc.

L'U.O. 2.16 (Resp. Angeli) ha affrontato il problema delle condizioni idrauliche critiche e caratteristiche dei movimenti nella definizione di tale tipo di rischio; la quantità di dati raccolti nell'area rappresentativa di Assisi ha consentito di perfezionare il modello dinamico di analisi di stabilità messo a punto nel corso del triennio.

L'U.O. 2.17 (Resp. Martini) ha svolto una serie di analisi che mirano alla zonazione di aree a diverso grado di rischio da frana in aree rappresentative.

L'U.O. 2.4 (Resp. Massiotta) ha messo a punto un modello di valutazione delle soglie di innesco dei dissesti nelle coltri superficiali in aree significative delle Prealpi lombarde e delle Alpi Liguri.

L'U.O. 2.12 (Resp. Nardi) ha svolto l'attività di studio dei rapporti tra la ricorrenza delle frane e gli eventi meteorologici estremi: per rendere maggiormente efficace tale attività ha focalizzato l'attenzione su una parte ristretta della Garfagnana. Sullo stesso tema, ma in aree diverse (Provincia di Belluno), ha altresì operato l'U.O. 2.7 (Resp. Pasuto)

L'U.O. 2.9 (Resp. Nora) ha pubblicato definitivamente i risultati dello studio volto alla messa a punto di una metodologia per la determinazione del rischio sui terreni del versante padano dell'Appennino settentrionale.

L'U.O. 2.24b (Resp. Vallario) ha concluso, pubblicandone i risultati, le ricerche sul rischio nelle aree del Somma-Vesuvio e del bacino del Biferno.

Nell'ambito dell'attività dell'U.O. 2.14 (Resp. Focardi), sta procedendo la rielaborazione del lavoro di Canuti e Casagli sulla valutazione del rischio da frana, allo scopo di mettere a punto una seconda edizione, rispetto a quella presentata nel maggio `94 al Convegno "Fenomeni franosi e centri abitati".

All'interno del progetto ha operato infine un'unità interdisciplinare composta da geologi (U.O. 2.24a, Resp. Pescatore) e ingegneri geotecnici (U.O. 2.23, Resp. Pellegrino), che ha svolto la propria attività sul tema della franosità di grandi aree; lo studio, che ha sviluppato anche il problema della scelta dei metodi e criteri di intervento in relazione alla tipologia di frana, è stato svolto in zone dell'Italia Meridionale.

4.1.3 Studio delle DGPV

Il tema delle deformazioni gravitative profonde di versante è stato affrontato dalle unità operative 2.15 (Resp. Dramis), 2.13 (Resp. Federici), 2.42 (Resp. Grassi), 2.7 (Resp. Pasuto), 2.2 (Resp. Coccolo), 2.4 (Resp. Massiotta), 2.12 (Resp. Nardi), 2.14 (Resp. Focardi), 2.32 (Resp. Cotecchia), 2.25 (Resp. Guerricchio).

Le aree studiate sono state: quelle delle Alpi Orientali, della Val di Serchio e Val di Magra, dell'Appennino Tosco Romagnolo, di ampie zone della Basilicata, della Sardegna (laddove esse sono in connessione con gli aspetti di pertinenza del Progetto SCAI), delle Prealpi lombarde, delle Marche centro-meridionali..

Sono stati effettuati studi geomorfologici, rilievi strutturali a varie scale (micro e meso), installazione di reti di monitoraggio, studi sull'effetto della alimentazione da parte di acque sotterranee e, per quanto riguarda i fenomeni che si sviluppano in ammassi rocciosi fratturati sovrapposti a complessi argillitici tettonizzati, la modellazione numerica del comportamento di blocchi rigidi su substrato deformabile.

 

4.1.4 Rilevamento dei fenomeni franosi in aree vulcaniche

Il tema è stato affrontato principalmente dalla U.O. 2.41 (Resp. Chiesa).

Lo studio è stato svolto a Vulcano (in collaborazione con il Genio Civile di Messina) dove è stata eseguita una campagna di misure e di campionamento, nelle Isole Pontine, ad Ischia, e a partire dal 1995, all'isola di Stromboli, per la quale sono iniziati il rilevamento delle instabilità presenti e l'acquisizione dei dati sul terreno, per giungere alla redazione di una carta della pericolosità.

A Vulcano, in particolare, si è cercato di individuare la relazione fra l'apertura delle fratture, le deformazioni del suolo e le variazioni della attività fumarolica: sulla base dei modelli digitali del terreno del versante orientale del Cono della Fossa, si è proceduto al calcolo delle condizioni preesistenti alla frana dell'aprile 1988.

Per quanto riguarda l'isola d'Ischia è stata realizzata la carta delle pericolosità geologica che è stata presentata al 1° Convegno del Gruppo Nazionale di Geologia Applicata - La città fragile in Italia (Giardini Naxos - Giugno `95).

 

4.1.5 Analisi dei movimenti franosi rapidi di masse detritiche

La ricerca si propone di evidenziare i meccanismi fondamentali relativi al comportamento dei terreni ed alla distribuzione delle pressioni neutre che presiedono alla mobilizzazione dei fenomeni di movimento rapido di masse detritiche, eventi che hanno luogo in concomitanza con periodi di intense, anche se brevi, precipitazioni o a seguito di eventi sismici.

Il tema è stato sviluppato in modo particolare dalle Unità Operative afferenti ad Istituti di ricerca per la Protezione Idrogeologica, nonchè dalle UU.OO. 2.36 (Resp. Federico), e 2.19 (Resp. Jappelli): quest'ultima si è avvale dell'esperienza e delle conoscenze maturate nell'Università di Palermo, in considerazione della fusione fra le UU.OO. 2.19 e 2.30a (Resp. Musso).

Le ricerche si sono svolte nell'ambito teorico e sperimentale, in laboratorio ed in sito. Particolare interesse è stato rivolto allo studio delle pressioni neutre e dei moti di filtrazione, per il quale, nel corso del periodo, l'U.O. 2.36 ha eseguito un'apposita ricerca teorico-bibliografica, giungendo alla definizione di un'equazione generale del gradiente critico.

 

4.1.6 Frane lungo costa

Il tema è stato sviluppato dalle unità operative 2.13 (Resp. Federici), 2.14 (Resp. Focardi), 2.41 (Resp. Chiesa) in aree della Liguria (Bocca di Magra-Punta Mesco-Sestri Levante-Portofino), della Toscana (Arcipelago Toscano, Argentario) e nelle isole Eolie e Pontine (Vulcano, Stromboli, Ischia, Ventoténe).

Lo studio si è rivelato di notevole interesse per gli aspetti scientifici e pratici, in particolare in relazione alle attività di pertinenza della Protezione Civile, nonchè per le numerose connessioni con altri temi della Linea 2, quali il Progetto "Analisi, controllo e valutazione del rischio di frana", il "Progetto SCAI", "Metodi e criteri di intervento in relazione alla tipologia di frana" e, per quanto riguarda la U.O. 2.41, il progetto "Rilevamento dei fenomeni franosi in aree vulcaniche".

Il tema ha preso l'avvio alla luce della esperienza sviluppata, dal punto di vista metodologico, dalla U.O. 2.18 (Resp. Esu). Attualmente le Unità Operative attive su questo argomento sono in fase avanzata per quanto riguarda l'individuazione delle aree di maggiore interesse e la loro descrizione tramite analisi di foto aeree e rilevamento geologico, morfologico, strutturale.

L'U.O. 2.14, che ha scelto come prima area campione la costa alta di Talamone, interessata da diffusi fenomeni di franosità in roccia, ha sviluppato una metodologia per la zonazione della pericolosità ed ha proposto criteri per la valutazione del rischio.

L'U.O. 2.13 (Resp. Federici) ha completato l'allestimento di una carta relativa ai fenomeni che si sviluppano nei complessi liguri nella zona di Punta Moneglia (Provincia di Genova) e nella zona del Golfo della Spezia.

4.1.7 Frane in relazione ad eventi sismici

Hanno operato all'interno di questo tema l'U.O. 2.45 (Resp. Genevois, che prosegue una ricerca avviata nel 1993 nell'Appennino Settentrionale - Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria) e l'U.O. 2.30 (Resp. Maugeri), secondo un programma che prevede le seguenti 9 fasi:

- Ricerca storica e catalogazione frane innescate da sismi

- Valutazione dell'affidabilità dei dati raccolti

- Scelta di frane tipiche in base a caratteri litologici, cinematismi ed intensità della sollecitazione dinamica

- Valutazione dell'attività sismica dell'area dei singoli fenomeni

- Valutazione dei caratteri climatici delle aree prescelte

- Realizzazione del modello geologico e geotecnico/geomeccanico dei fenomeni di massa scelti

- Analisi pseudostatiche parametriche di ogni fenomeno

- Analisi dinamica dei singoli eventi

- Analisi delle possibili evoluzioni

Per quanto riguarda l'attività dell'U.O. 2.45, nelle aree sopradette è già stata terminata la ricerca storica (I fase), valutata l'affidabilità dei dati raccolti (II fase) ed individuati i fenomeni collegabili ad eventi sismici con elevata probabilità. Per alcune frane si è già pervenuti alla modellazione geotecnico/geomeccanica (VI fase).

Inoltre è stata attivata una collaborazione con il Centro Europeo Rischi Geomorfologici che ha prodotto una cartografia sui rapporti tra sismi e conseguenti effetti superficiali in un'area campione della Garfagnana (provincia di Lucca).

L'U.O. 2.30 è invece giunta alla messa a punto di metodi di calcolo basati su modellazioni semplificate che sono in grado di fornire risultati confrontabili, come affidabilità, a quelli derivanti da modellazioni complesse agli elementi finiti.

 

4.1.8 Deformazioni del suolo e subsidenza

Su questo tema è attiva da anni la U.O. 2.8 (Resp. Gatto), che lavora anche sul tema interlinea "Rischio di subsidenza in aree di pianura", in collaborazione con la Linea 4. Lo studio ha affrontato il problema della subsidenza dei litorali veneti, dovuto a cause naturali, ma intensificatosi negli ultimi decenni con gli emungimenti e la coltivazione di giacimenti di idrocarburi gassosi.

Nel corso del periodo è proseguita l'attività di controllo idrogeologico del comprensorio lagunare veneziano ed è stata completata la messa in opera di una rete geodetica di appoggio al sistema GPS per il controllo dei fondali in prossimità dei giacimenti di futuro sfruttamento: tale rete permetterà di supportare le livellazioni di alta precisione effettuate sia sulla terraferma che sulle piattaforme di produzione in mare.

Ha altresì operato su questo tema l'U.O. 2.26 (Resp. Zezza), che ha analizzato i fenomeni di subsidenza e instabilità del territorio in aree carsiche della penisola salentina.

 

4.1.9 Stabilità delle difese di sponda e frane di sbarramento

La ricerca ha avuto come oggetto lo studio dei processi gravitativi che avvengono in corrispondenza dei corsi d'acqua e che quindi si trovano in stretta relazione con i fenomeni della dinamica fluviale.

L'argomento è stato svolto dalla U.O. 2.14 (Resp. Focardi) in collaborazione con l'U.O. 3.6 (Resp. Natale) nell'ambito del progetto interlinea "Rischio di alluvionamento per frane di sbarramento".

L'U.O. 2.14 ha eseguito un rilievo lungo l'asta fluviale della Sieve, principale affluente dell'Arno. Contemporaneamente sono stati raccolti dati idrologici ed idraulici per la previsione delle altezze di piena mediante modelli di flusso e moto vario. È inoltre iniziata una campagna di prove in situ per la caratterizzazione geotecnica dei terreni lungo le sponde del corso d'acqua.

 

4.1.10 Metodi e criteri di intervento in relazione alla tipologia di frana

Lo studio metodologico e scientifico delle tipologie dei fenomeni franosi di aree campione, nonchè il monitoraggio delle situazioni e la verifica degli interventi sistematori eseguiti sui singoli movimenti è stato affrontato dalle UU.OO. 2.48 (Resp. Paloscia), 2.19 (Resp. Jappelli), 2.16 (Resp. Angeli), 2.23 (Resp. Pellegrino), 2.7 (Resp. Pasuto), 2.30 (Resp. Maugeri), 2.40 (Resp. Rossi-Doria).

I risultati finora raggiunti nel settore dello studio delle frane rappresentative hanno permesso di definire un quadro di manifestazioni tipiche, cui fare riferimento per approfondire le modalità esecutive e le tipologie per interventi su eventi franosi minaccianti infrastrutture ed aree urbane.

L'U.O. 2.19 ha svolto la propria ricerca nel settore geotecnico, sviluppando il tema della affidabilità delle indagini geotecniche, lo studio della efficacia di dispositivi "subalvei" in terreni eterogenei, per la protezione di pendii naturali ed artificiali e la modellazione del comportamento meccanico di terreni con struttura complessa, avvalendosi anche dell'esperienza della confluente U.O. 2.30a (Resp. Musso), ora non più esistente.

L'U.O. 2.30 ha completato uno studio di un caso reale di stabilizzazione di una frana in località Tusa (ME), mettendo in evidenza il comportamento di una cortina di pali a tal fine predisposta.

Per quanto riguarda il tema del monitoraggio, sono proseguite le operazioni sulle reti già installate nel passato in aree campione e su fenomeni tipici, con misurazioni, analisi ed elaborazioni dei dati idrologici e cinematici. In alcune località sono operanti anche reti di monitoraggio controllate con il GPS.

Sia pure in maniera indiretta, sono da ritenersi operanti in quest'ambito l'U.O. 2.1 (Resp. Luino) e l'U.O. 2.2 (Resp. Coccolo) nella loro attività di raccolta ed elaborazione dati sull'evento alluvionale piemontese del novembre `94.

 

4.2 Attività di valutazione tecnico-scientifica per il Dipartimento della Protezione Civile

È proseguito lo svolgimento di questa attività in collaborazione con il settore Previsione e Prevenzione del Dipartimento per la Protezione Civile.

Nel corso del triennio sono stati eseguiti dai collaboratori alle varie Unità Operative, su convocazione del Dipartimento della Protezione Civile, circa 160 sopralluoghi su tutto il territorio italiano. Nella tabella e nella figura seguenti, compilate sulla base delle copie delle convocazioni inviate per conoscenza dal Ministero al Responsabile di Linea, è rappresentata la distribuzione di questi nelle varie regioni. Essa è da ritenersi qualitativamente e quantitativamente indicativa del lavoro svolto dalle varie UU.OO. sul territorio italiano, in quanto risulta che l'elenco è in difetto rispetto alla reale situazione dei sopralluoghi effettuati a causa di una non esauriente comunicazione degli stessi, soprattutto nel corso del II semestre del 1995.

 

Abruzzo  13 Basilicata  16 Calabria 12  Campania  16
Emilia - R. 10 Lazio  8 Liguria Marche 2
Molise 9 Piemonte 14 Puglia 5 Sardegna 4
Sicilia 20 Toscana 17 Umbria   Veneto  3

Ad ogni sopralluogo effettuato è stata associata la stesura da parte del consulente GNDCI di una relazione che costituisce parte integrante del verbale steso dalla competente autorità comunale che ha richiesto il servizio.

La Linea 2 è stata inoltre coinvolta nella elaborazione delle "Schede informative per la preparazione dei programmi nazionali di previsione e prevenzione dei rischi idraulico-geologici", iniziativa promossa direttamente dal Ministero per la Protezione Civile, in collaborazione con i Responsabili della Linee, e coordinata, per quanto riguarda la Linea 2, dalla U.O. 2.14, nella persona del Prof. Canuti.